Editoriali
La sfida incrociata di Ue e Bce su eurobond e tapering
Il consiglio direttivo della Banca centrale europea torna a riunirsi: c’è da scommettere che i termini più usati oggi da Lagarde saranno flessibilità, monitoraggio costante e libertà di agire su un ampio ventaglio di decisioni
Il consiglio direttivo della Banca centrale europea torna a riunirsi preceduto da un report di Barclays che prevede che i tassi non verranno aumentati prima di marzo 2023; che gli acquisti di sostegno all’economia del Quantitative easing proseguiranno al ritmo previsto di 40 miliardi al mese nel secondo trimestre di quest’anno, 30 nel terzo e 20 a partire da ottobre; che infine prima di rimettere mano alla politica monetaria si aspetterà non solo la fine della guerra tra Russia e Ucraina ma anche l’esame delle sue ricadute. Uno scenario contrario all’accelerazione del tapering (termine del Qe e anticipo del rialzo dei tassi) in auge fino ad un mese fa.
Nessun banchiere centrale si è più schierato a favore di uno stop del soccorso monetario, anzi falchi come il governatore della Banca nazionale austriaca Edwald Nowotny hanno fatto un’inversione a U ammettendo che il conflitto ha cambiato radicalmente le cose. Questo dovrebbe facilitare il compito della presidente Christine Lagarde; in realtà non è del tutto così.
Nell’Eurolandia l’inflazione media ha raggiunto a febbraio il 5,8 per cento, pur se il rialzo dell’energia dovuto non solo alla guerra incide più di prima: al netto di questo effetto il caro prezzi è del 2,9 per cento, comunque sopra l’obiettivo della Bce. Al tempo stesso la crescita stimata del pil si dovrebbe ridurre dal 4 per cento delle previsioni d’inverno della Ue al 2,8 per cento, una frenata che non dovrebbe consentire all’Eurozona di recuperare i livelli pre-pandemia.
Le statistiche mostrano anche una corsa dei prestiti alle imprese, mentre il cambiamento di umore sulla politica monetaria ha prodotto un calo degli spread (ieri quello italiano a 147 contro 176 del 24 febbraio) e un calo del rendimento dei titoli decennali in euro accompagnato da una svalutazione della moneta unica, ai minimi sul dollaro dal 2017. C’è da scommettere che i termini più usati oggi da Lagarde saranno flessibilità, monitoraggio costante e libertà di agire su un ampio ventaglio di decisioni.