Editoriali
La giusta misura contro il caro energia
Giù le accise, aiuti alle famiglie e all’industria, ma senza sfasciare i conti
Ieri il governo ha varato l’ennesimo pacchetto per il contrasto del caro energia, reso ancora più insostenibile dall’impatto della guerra in Ucraina. La misura più attesa – la riduzione temporanea delle accise – è confermata, anche se ha lasciato molti con l’amaro in bocca. La durata è limitata a un solo mese, mentre la sua entità è ben inferiore ai 15 centesimi previsti (si parla di circa otto). Non è detto che sia una cattiva notizia. Il taglio della fiscalità sui carburanti avrebbe costi enormi, in un momento di rallentamento dell’economia e dunque anche di peggioramento dei saldi di bilancio. Proprio per questo, il governo ha fatto bene a perseguire una strada più realista: da un lato potenziare gli strumenti di sostegno alle famiglie a basso reddito, dall’altro canalizzare le risorse a favore delle imprese. Salvaguardare queste ultime è necessario per evitare che uno choc esogeno si trasformi in un collasso industriale.
Inoltre, l’esecutivo ha imparato dagli errori passati e ha affinato le modalità di intervento. Per esempio, ha confermato la via del credito d’imposta ma lo ha reso cedibile in modo da andare incontro alle esigenze di quelle aziende che avranno scarsa capienza fiscale. Ha ampliato la facoltà di rateizzazione delle bollette dell’energia elettrica e del gas, ma ha contemporaneamente previsto una garanzia Sace a favore dei fornitori di energia. Insomma, nel complesso dal decreto un disegno abbastanza coerente, per quanto ancora segnato dall’approccio emergenziale che si trascina ormai da quasi un anno.
Palazzo Chigi ha fatto bene anche a resistere alle pressanti richieste di uno scostamento di bilancio: proprio ora che la congiuntura economica rischia di farsi severa è necessario, per quanto possibile, evitare di appesantire l’enorme macigno del debito. Questa volta dobbiamo avere il senso di responsabilità per capire che non possiamo presentare il conto né all’Europa, né alle generazioni future. Dobbiamo cavarci d’impaccio con le nostre forze.