editoriali
La Bce naviga a vista
Tra inflazione e stagnazione, Covid e guerra, l’Eurotower è senza una strategia
"Qualsiasi adeguamento dei tassi di interesse avverrà in un momento successivo rispetto al termine degli acquisti netti e sarà graduale”. Ieri dalla Bce non era previsto che uscisse nessuna decisione operativa, solo il Bollettino economico, nel quale viene segnalato il “rischio estremo derivante da un ulteriore inasprimento delle tensioni del conflitto russo-ucraino”. Rischio che potrà essere duplice: ancora più inflazione, e minore o “compromissione” della ripresa post Covid. Tutto giusto, anzi ovvio, eppure poche settimane fa la stessa Bce aveva indicato una stretta sui tassi subito dopo la fine degli acquisti netti del Quantitative easing prevista nel terzo trimestre 2022, “a patto che le prospettive d’inflazione non si indeboliscano”. Ora Christine Lagarde non cambia tattica – anzi, si insiste sulla massima flessibilità e mani libere in questa situazione – ma non indica nessuna strategia. Ancor meno aggiungendo che “il futuro corso della pandemia continua a rappresentare un importante fattore di rischio”.
E’ certo difficile prendere decisioni oggi. Ma il paese con più peso nella Banca centrale, la Germania, si trova improvvisamente in uno scenario che passa da una ripresa già incerta a un’espansione che potrebbe volatilizzarsi; con le previsioni dell’Ifo di Monaco, il suo maggiore istituto di ricerca economica, che oscillano tra un pil 2022 al di sotto del tre per cento e la stagnazione. Troppo poco per la macchina produttiva e commerciale tedesca. Per questo, e non solo nell’interesse del fronte latino speranzoso nei soccorsi monetari, sarebbe logico che la Bce indicasse non una tattica day-by-day, ma una strategia. Quando Mario Draghi annunciò il “wathever it takes” non aveva ancora né gli strumenti né il consenso per attuarlo. Ci vollero due anni prima di strutturare il tutto. Ma indicò l’obiettivo: salvare l’euro a ogni costo. Oggi l’obiettivo strategico della Bce qual è? Il controllo dell’inflazione, sostenere la ripresa, affiancare l’azione europea su difesa e scorte energetiche? Non lo si è capito. Forse perché, cosa più preoccupante, nessuno lo sa.
sindacati a palazzo chigi