editoriali
Serve una dote pubblica per Mps
Il ministro dell'Economia Daniele Franco è certo della privatizzazione, ma senza aiuto statale è impresa ardua
Il ministro dell’Economia Daniele Franco si è detto sicuro della vendita del Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica del mondo e più gravosa per i contribuenti, con il 64 per cento del capitale, di perdite e debiti in mano al governo. Franco ha parlato alle commissioni Finanze di Camera e Senato e la sua parola è oggettivamente vincolante. Ancora più stringente sarà l’impegno che domani presenterà alla Banca centrale europea per una correzione da 2,5 miliardi al piano strategico. “Un mantenimento del controllo statale a tempo indeterminato non è più ipotizzabile”, ha detto il ministro. “Le norme europee impediscono molto chiaramente questa soluzione”. Al tempo stesso Franco ha escluso “spezzatini perché la banca deve rimanere solida”, pur non escludendo “interventi selettivi”. I quali però dovranno “tutelare il rapporto con il territorio, il personale e il marchio Mps”.
Un po’ troppe parole nel momento in cui si va a chiedere il permesso per un ulteriore aumento di capitale, il che porta a quasi 25 i miliardi iniettati dal 2015 a oggi. Nel frattempo, nelle previsioni del Tesoro, nel 2022 Mps dovrebbe tornare “a una consistente perdita in quanto non sono ripetibili le condizioni che hanno portato a un lieve utile di gestione”. Tutti i tentativi di privatizzazione sono stati fin qui scoraggiati dal catenaccio sindacale-politico.
Che cosa rende un ministro navigato e molto vicino a Mario Draghi sicuro che il controllo pubblico non è più ipotizzabile, e che quindi la banca va privatizzata ma restando quella che è, pur perdendo soldi? Il nuovo ad Luigi Lovaglio, nominato dal governo a febbraio in sostituzione del molto sostenuto dai partiti Guido Bastianini, deve elaborare un piano industriale che tenga dentro privatizzazione, territorio, dipendenti e unità aziendale. Il titolo ha perso in un anno un terzo del capitale, quattro quinti da quando la banca è statalizzata. Convincere il mercato al matrimonio è impresa da superpoteri. A meno che il governo non provveda alla solita consistente dote, ovviamente pubblica.