Editoriali
Che disordine nel magazzino del fisco
Regole vessatorie, scappatoie, cattiva volontà politica. L’allarme di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell'agenzia delle Entrate
Il magazzino del fisco italiano è ingestibile. Lo dice, ascoltato in commissione, Ernesto Maria Ruffini. La denuncia del direttore dell’Agenzia delle entrate indica in 1.100 miliardi di euro il totale delle tasse non riscosse. Quantità in continuo aumento. Ogni anno, dice Ruffini, entrano 70 miliardi di crediti da riscuotere e ne escono 10 riscossi. Alcuni crediti risalgono a più di venti anni fa. Non succede in nessun paese a economia avanzata, l’età di un magazzino fiscale non è mai superiore ai tre anni, dice Ruffini. Non c’è solo l’endemica tendenza all’evasione fiscale a spiegare tutto questo. C’è la coesistenza tra regole vessatorie, ce ne sono molte, e concessioni di tutele o scappatoie. E c’è la cattiva volontà politica. Ruffini descrive la sua agenzia come tarata secondo le normali regole europee, ovvero per affrontare l’ordinario, oppure i casi di arretrato nell’ordine, come si diceva, dei tre anni.
Per le situazioni deteriorate in tutto il mondo si trovano soluzioni, ma in Italia si preferisce caricare tutto sul magazzino fiscale e sul lavoro degli ottomila funzionari dell’agenzia, ai quali viene dato l’onere di affrontare i sedici milioni di italiani con una o più iscrizioni ai ruoli fiscali. I condoni, il saldo e stralcio, le rottamazioni, non hanno abbassato la montagna degli arretrati. Servirebbe una decisione più forte e più netta e molta determinazione politica, Ruffini ricorda di aver avvisato il Parlamento già dal 2015. Ora il clima è il più lontano possibile dalle decisioni coraggiose. Più o meno nelle stesse ore Luigi Marattin, da presidente della commissione competente, aveva dovuto constatare l’impossibilità di progressi verso l’attuazione della delega fiscale nel dibattito parlamentare, perché le uniche posizioni rappresentate erano di stampo elettoralistico, tra urla e sceneggiate, a colpi di flat tax o elucubrazioni su presunte tasse sulla casa.
A proposito, per capire il grado di confusione, Ruffini ha potuto ricordare che gradualmente, qualche comune per volta, i valori catastali vengono modificati con la normale attività di ricognizione affidata agli enti locali. Con la revisione del catasto, invece, si fermerebbero tutte le rivalutazioni, per legge, fino al 2026. Insomma, era quasi un suggerimento. Ma evidentemente ci sono schieramenti politici che preferiscono tenere aperto un problema per usarlo a fini di minaccia elettorale anziché affrontarlo e risolverlo.