EDITORIALI
Per gli accordi sul gas Di Maio e il M5s viaggiano con l'Eni, una volta definita “corrotta”
Per diversificare l’approvvigionamento dell’energia, nelle ultime settimane il ministro degli Esteri ha svolto una serie di viaggi in Algeria, Qatar, Congo, Angola e Mozambico. Ad accompagnarlo Claudio Descalzi, ad del Cane a sei zampe che per anni i grillini hanno descritto come una multinazionale neocoloniale
Ieri Mario Draghi era, insieme ai ministri Di Maio e Cingolani, ad Algeri per chiudere il primo accordo sulle forniture di metano per sganciare l’Italia dalla dipendenza dal gas russo. La firma del capo del governo è sempre l’ultimo atto di un lavoro che viene da lontano. E quello per diversificare l’approvvigionamento dell’energia si è intensificato nell’ultimo mese, attraverso una serie di viaggi del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, accompagnato dall’ad dell’Eni Claudio Descalzi, in Algeria, Qatar, Congo, Angola, Mozambico.
Per arrivare a risultati soddisfacenti è stato fondamentale il ruolo del Cane a sei zampe, che da decenni ha rapporti politici ed economici consolidati nei paesi in cui opera. “Voglio ringraziare Eni e l’ad Claudio Descalzi per l’intenso lavoro”, ha detto dopo uno di questi viaggi il ministro Di Maio. “Abbiamo una credibilità forte, il ruolo di Eni fa la differenza, e tra Algeria Azerbaigian, Egitto e Qatar stiamo ottenendo ottimi risultati”, ha commentato il sottosegretario agli Esteri M5s Manlio Di Stefano.
Ma per anni il M5s ha descritto l’Eni come una multinazionale neocoloniale (come l’accusava il pm di Milano De Pasquale) che sfruttava i paesi africani e ha chiesto le dimissioni di Descalzi perché accusato di corruzione in Nigeria (il processo in cui l’ad di Eni è stato assolto). “Eni da molti anni ha dato vita ad un sistema corruttivo di portata internazionale. Eni depreda, impoverisce e distrugge attraverso le tangenti i paesi africani”, era l’accusa lanciata da Beppe Grillo al management durante un’assemblea dell’Eni. L’attuale sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia chiedeva le dimissioni di Descalzi in nome del “malaffare percepito”.
Ora che è al governo, dopo essersi rimangiato il programma energetico filorusso No Tap e No Triv, il M5s per stringere qualche accordo che dia autonomia energetica al paese deve ricorrere ai rapporti consolidati dell’Eni in Africa, che non erano basati su corruzione e neocolonialismo, ma su quella serietà e affidabilità che spesso mancano nella politica italiana.