editoriali
L'economia russa, tra realtà e propaganda
Il ministero delle Finanze smentisce, confermando, i dati sul crollo del pil
Dopo che Bloomberg aveva dato la notizia di una previsione fatta dal ministero delle Finanze russo di una contrazione del pil del 12 per cento nel 2022 a causa delle sanzioni occidentali, martedì è arrivata la smentita da Mosca: “La preparazione delle previsioni macroeconomiche ufficiali non rientra nell’autorità del ministero delle Finanze”, ha dichiarato lo stesso ministero, osservando che “si aspetta che le misure adottate dal governo e dalla Banca di Russia consentano di alleviare in larga misura le conseguenze negative delle sanzioni e garantire uno sviluppo economico stabile”.
In realtà, come si può vedere, non si tratta di una smentita ma di una conferma: il ministero delle Finanze non nega di aver stimato una recessione molto più profonda rispetto alle stime del ministero dell’Economia (-8 per cento), ma dice che non si tratta di previsioni ufficiali. La precisazione non cambia di molto la sostanza, perché in ogni caso per la Russia si tratterà della peggiore contrazione economica degli ultimi trent’anni con conseguenze negative strutturali e quindi anche di medio termine.
Sebbene il governo non abbia prodotto stime ufficiali per preparare il bilancio, a quantificare l’entità della recessione ci sono diverse stime delle principali istituzioni del paese. La Banca centrale russa, che ha peggiorato le sue stime iniziali, prevede una riduzione del pil dell’8-10 per cento. Mentre secondo i dati preliminari del ministero dello Sviluppo economico russo il crollo del pil sarà tra l’8,8 e il 12,4 per cento (quindi in linea con il dato di Bloomberg). La finta smentita del ministero delle Finanze, però, indica qual è l’altro grande problema per la Russia: a Putin, come si è capito sul fronte militare, non piacciono le brutte notizie. E così i tecnici russi che devono gestire l’enorme crisi economica sono stretti tra le necessità di conoscere la realtà per affrontarla e quelle della propaganda di occultarla. Ma si tratta comunque di un segnale di debolezza, perché alla fine la realtà prevale sempre sulla propaganda.