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Dazi sul petrolio: la proposta Usa all'Ue per superare lo stallo sull'embargo
Uno stop improvviso alle forniture di idrocarburi potrebbe far schizzare i prezzi, vanificando l'effetto delle sanzioni. La segretaria del Tesoro americano suggerisce un approccio per gradi
Embargo graduale e dazi sugli idrocarburi russi. Questa la ricetta che la segretaria del Tesoro Janet Yellen suggerirà ai partner europei al G7 finanziario che si tiene questa settimana in Germania. Una soluzione per gradi che Yellen aveva già proposto in passato. Lo scopo è quello di evitare il rialzo dei prezzi di gas e petrolio che sicuramente avverrebbe in caso di uno stop improvviso delle forniture. Se il costo degli idrocarburi dovesse esplodere, Mosca potrebbe guadagnare talmente tanto da poter sopportare quasi senza difficoltà la “sanzione delle sanzioni” dell’embargo energetico.
“È di importanza fondamentale che gli europei riducano la loro dipendenza dal petrolio russo”, ha detto Yellen nella giornata di ieri. Una dipendenza che oggi ammonta a 2,2 milioni di barili di greggio al giorno e che è al centro dello scontro nell'Ue, con il veto ungherese all'embargo che sta tenendo in scacco tutti i 27. La segretaria del Tesoro si è detta anche disponibile a valutare insieme agli europei un aumento delle forniture da oltreoceano di gas e petrolio per far fronte alla crisi energetica.
L’imposizione di un dazio, secondo Yellen, potrebbe ridurre i profitti della Russia senza far alzare troppo il prezzo sul mercato globale. La misura non dovrebbe però essere eccessiva e il prezzo di acquisto dovrebbe essere comunque inferiore al costo di produzione per la Russia, in modo che Mosca sia comunque incentivata a esportare e non riduca la quantità di idrocarburi disponibile sul mercato.
L’economista Daniel Gros, intervistato dal Foglio ad aprile, aveva già proposto l’idea di un dazio sul gas russo, da fissarsi intorno al 20-30 per cento. Con i ricavati di questo surplus, sia Gros che la Yellen suggeriscono di finanziare la ricostruzione dell’Ucraina e aiutare i rifugiati in fuga dall’invasione russa.
Di seguito l'intervista di Luciano Capone