Editoriali
L'export suggerisce ottimismo
I dati sulle esportazioni illuminano il volto di un’Italia che non si arrende alle crisi
L’export italiano continua a reggere gli urti e a crescere grazie alla presenza forte sui mercati di paesi a economia aperta, di mercato, con i quali i rapporti sono consolidati da tempo. Non sono gli effetti della ritirata dalla globalizzazione, calma, sarebbe molto azzardato dare per esaurito un processo con effetti profondi e con radici in tutte le principali filiere logistiche e produttive. Sembra, invece, la fine del potere dell’immaginazione esportatrice, con le missioni, piene di speranze e di timori, verso paesi economicamente lontani e privi di robusti impianti di regole commerciali. Per l’Italia significa che lo sguardo delle nostre aziende in cerca di mercati di sbocco va dove è più naturale che ci siano possibilità.
L’Istat certifica che i paesi verso i quali si registrano i maggiori aumenti di esportazioni italiane sono gli Stati Uniti, più 40 per cento in marzo rispetto al mese precedente, la Francia, più 21 per cento, la Germania, più 14,8 per cento. Rispetto a un anno prima l’aumento dell’export è del 22,9 per cento, con una forte componente dovuta alla domanda europea, perché le vendite verso l’area dell’Ue aumentano, sempre su base annua, del 23,5 per cento.
Sono numeri che mostrano la capacità di presidiare i mercati più avanzati del mondo da parte del sistema produttivo italiano e che rassicurano sul futuro, perché le quote italiane nel commercio internazionale sono dovute a prodotti a buon contenuto tecnologico e meno esposti a forme di concorrenza al ribasso. Sembra all’improvviso di abitare in un paese industrialmente più maturo di quello che si affacciava con qualche timore alla convergenza verso la moneta unica. Il mercato europeo, rafforzato e stabilizzato anche grazie alla visione dell’unione monetaria, è stato la più grande occasione di crescita per le aziende italiane degli ultimi anni e le opportunità che arrivano fanno giustizia di tante accuse e illazioni sulla convergenza monetaria europea e sull’apertura delle frontiere commerciali nell’Unione europea.