dopo lo stop del nord stream
Ecco il piano dell'Ue per non restare senza riscaldamento
Ridurre i consumi già da ora per salvare gli stoccaggi: la Commissione presenterà mercoledì le misure per risparmiare gas in vista dell'inverno
Gazprom ha comunicato che potrebbe non garantire il funzionamento del gasdotto Nord Stream 1 dal 22 luglio. Il problema ora è capire se il gas tornerà o meno e quindi se si tratterà di un taglio di rifornimenti o di un blocco totale. Ad ora è stato colmato un buco di 25 miliardi di metri cubi di rifornimenti. Tutto grazie a 21 miliardi di metri cubi di gas liquefatto e agli accordi per le importazioni dalla Norvegia, dal Mar Caspio, dal Regno Unito e dal Nord Africa, che hanno portato altri 14 miliardi.
Nel malaugurato caso in cui i flussi di gas si interrompessero del tutto, a novembre non si riuscirebbe a raggiungere l’80 per cento di capienza degli stoccaggi: si arriverebbe al massimo a un riempimento compreso tra il 65 per cento e il 71 per cento. Questo significa che in alcuni stati il gas potrebbe finire prima del termine dell’inverno. In generale, un’interruzione in autunno non permetterebbe di avere riserve sufficienti per affrontare la stagione più fredda e per questo la Commissione europea ragiona su provvedimenti istantanei, anticipando i razionamenti. L'idea è ridurre i consumi già da ora in modo da non dover fare un taglio improvviso dopo.
Le misure precauzionali, nella pratica, si traducono nel documento che verrà presentato mercoledì prossimo nelle sedi europee, in due macro-azioni. La prima riguarda l’apporto dei singoli. Sono quindi previste limitazioni che riguarderanno gli uffici pubblici, con le temperature che non potranno scendere sotto i 25 gradi di minima per i condizionatori d’estate e salire sopra i 19 gradi di massima nel riscaldamento invernale. Mentre per l'industria verrà proposta una politica di incentivi attraverso delle aste: ovvero soldi alle imprese che abbandoneranno (o diminuiranno) il consumo di gas per la produzione, privilegiando sistemi alternativi, come rinnovabili, ma anche nucleare e, addirittura, carbone. Una misura, questa, rivolta prima di tutto alle aziende strategiche: ovvero le industrie che determinano le catene di approvvigionamento per salute, sicurezza, ambiente, difesa e che hanno un impatto diretto sul settore alimentare.
Allo stesso tempo, il piano della Commissione dovrebbe essere transfrontaliero e quindi prevedere che i paesi che hanno più gas provvedano alla sussistenza degli altri. Ma l’Ungheria di Viktor Orban si è già smarcata, dichiarando che ad agosto sarà vietato l’export di energia per via dello “stato di emergenza”.
Se gli obiettivi del progetto, che Ursula von der Leyen ha chiamato “risparmia il gas per un inverno sicuro”, dovessero essere rispettati, riusciremmo a ottenere e risparmiare dai 25 ai 60 miliardi di metri cubi di gas.