editoriali
Cairo risolve i guai con Blackstone ricomprandosi a caro prezzo via Solferino
Rcs torna in possesso della storica sede del Corriere della Sera dopo anni di contenziosi legali. Il gruppo editoriale finalmente rifiata
La reputazione negli affari è tutto e agli occhi di un gruppo di estrazione anglosassone come Blackstone l’accusa di comportamento scorretto in una compravendita immobiliare è sempre parsa inaccettabile. Così, quando a inizio giugno la Corte d’appello di Milano ha sentenziato che il fondo Usa non ha approfittato dello stato di crisi in cui versava Rcs nel 2013 per comprarsi il palazzo di via Solferino a un prezzo inferiore a quello di mercato, e che tutta la trattativa si è svolta secondo le regole, proprio in quel momento si è aperta la strada dell’accordo nella querelle che va avanti da quattro anni tra la casa editrice del Corriere della Sera e Blackstone con quest’ultimo che ha minacciato una richiesta di risarcimento monstre di 600 milioni di euro, di cui 300 a carico di Rcs e 300 del suo azionista di controllo, Urbano Cairo.
Una spada di Damocle per Rcs che ieri si è dissolta tant’è che il titolo in Borsa ha guadagnato il 17 per cento. In che modo si è dissolta è l’aspetto più curioso di tutta la vicenda perché Cairo-Rcs ha ricomprato la sede storica del Corriere pagandola 60 milioni di euro, vale a dire il doppio del valore a cui è stata ceduta nove anni fa (ma, certo, nel frattempo le quotazioni immobiliari milanesi sono cresciute) e in più ha chiesto pubblicamente scusa a Blackstone per il disagio arrecato con la controversia da lui stesso promossa.
L’intero complesso di via Solferino-San Marco-Balzan a Milano fu, infatti, acquistato da Blackstone per 120 milioni, di cui 30 rappresentavano il prezzo del “blocco uno”, cioè la sede storica del quotidiano che adesso ritorna a Rcs per 60 con soddisfazione dell’editore e anche dei giornalisti che hanno sempre mal digerito la vendita. D’altro canto, il fatto che il fondo americano abbia rinunciato al maxi risarcimento dice, forse, che non era del tutto convinto delle ragioni che avrebbe dovuto sostenere davanti alla Corte di New York o in altra sede giudiziaria se questa si fosse dichiarata non competente. Insomma, il titolo di questo romanzo immobiliare potrebbe essere “tanto rumore per nulla”.