editoriali
Prepararsi all'inverno senza gas russo
L’Italia ha fatto bene sulle forniture, ma bisogna ridurre i consumi già da ora
L’Italia è probabilmente il paese che ha fatto meglio in Europa, in quasi 5 mesi dopo l’invasione dell’Ucraina, nella riduzione della dipendenza energetica di gas dalla Russia. Il governo, anche grazie alle storiche e buone relazioni dell’Eni, ha fatto numerosi viaggi e siglato accordi per diversificare le forniture di gas nel breve e medio periodo. Draghi è reduce dal viaggio in Algeria, dove ha firmato per 4 miliardi di metri cubi in più oltre ai 2 già decisi in primavera già per quest’anno. Ma prima ci sono stati gli accordi con Azerbaigian, Angola, Congo, Qatar, Mozambico ed Egitto. In brevissimo tempo, l’Italia è riuscita a ridurre la dipendenza dal gas russo dal 40 al 25 per cento già per quest’anno (la Germania è ferma al 35 per cento) e, ovviamente, in misura maggiore per i prossimi.
E’ stato fatto un buon lavoro anche sugli stoccaggi, con un livello di riempimento al momento al 65 per cento, quindi non lontano dall’obiettivo dell’80 per cento entro l’inizio di novembre indicato dall’Unione europea. Ma tutto questo ottimo lavoro potrebbe non bastare per affrontare il prossimo inverno, il periodo più duro e in cui la Russia ha una leva maggiore. Se infatti Putin decidesse di bloccare definitivamente le forniture ci sarebbero dei problemi. In questo scenario, dice l’Agenzia internazionale dell’energia, anche con stoccaggi pieni oltre il 90 per cento ci potrebbero essere problemi di scarsità verso la fine dell’inverno. Questo vuol dire che bisogna prepararsi già da adesso, con una comunicazione indirizzata a famiglie e imprese su come iniziare ora a ridurre il consumo di gas.
Su questo tema, invece, la comunicazione del governo è stata forse troppo rassicurante. Mercoledì la Commissione presenterà il Piano europeo per la riduzione dei consumi di gas naturale: è necessario che non resti sulla carta ma che venga trasferito nella società attraverso una campagna di comunicazione e responsabilizzazione. Insomma, bisogna con realismo prepararsi al peggio. Better safe than sorry.
tra debito e crescita