Raccolta dfell'acqua potabile nel villaggio di Cheremshanka, nella Siberia orientale (Foto di Oleg Nikishin/Getty Images) 

Editoriali

La guerra d'inverno dell'economia russa. Mosca rivede all'insù le stime, ma le sanzioni morderanno sempre di più

Redazione

La Banca centrale russa, a differenza della propaganda, dice chiaramente che “il contesto esterno per l’economia russa resta difficile e continua a limitare significativamente l’attività economica”. Anche dal punto di vista del bilancio le cose si stanno deteriorando

Dall’economia russa arrivano segnali contrastanti. La Banca centrale, abilmente guidata da Elvira Nabiullina, ha tagliato i tassi d’interesse di 150 punti base, all’8 per cento. E’ il segnale che è stata domata l’inflazione, che comunque resta al 16 per cento, e ora si può pensare a lenire gli effetti delle sanzioni sulla crescita. Anche su questo fronte la Banca centrale russa rivede le sue stime: quest’anno il pil dovrebbe crollare del 4-6 per cento, anziché dell’8-10 per cento previsto ad aprile. Anche se questo miglioramento è in parte compensato da una stima peggiorativa del pil nel 2023, con una recessione tra l’1 e il 4 per cento.

 

La Banca centrale russa, a differenza della propaganda, dice chiaramente che “il contesto esterno per l’economia russa resta difficile e continua a limitare significativamente l’attività economica”, con un calo dell’attività economica dovuto “sia all’offerta che alla domanda”. Da un lato le imprese hanno difficoltà nella produzione e nella logistica, per via delle sanzioni, dall’altro i cittadini hanno meno potere d’acquisto per via dell’inflazione e della riduzione dell’orario di lavoro.

 

Come previsto, le sanzioni morderanno di più nel secondo semestre dell’anno, e ci sono già evidenze che vanno in questa direzione: dalla contrazione delle importazioni, alla riduzione della produzione industriale e degli investimenti.

 

Anche dal punto di vista del bilancio le cose si stanno deteriorando, con una riduzione delle entrate fiscali che non è compensata dai maggiori introiti del settore oil & gas che gode degli elevati prezzi globali.

  

L’autunno e l’inverno saranno molto difficili per l’Europa, se Mosca dovesse tagliare le forniture di gas, ma anche per la Russia dato che il rallentamento dell’economia globale farà abbassare il prezzo del petrolio, da cui sempre di più dipende il Bilancio del Cremlino. Ma se dopo il prossimo inverno le cose per l’Europa dovrebbero mettersi per il meglio, con la diversificazione delle fonti energetiche, per la Russia sarà ben più difficile riconvertire l’economia in senso autarchico.