EDITORIALI
Liquidare il rigassificatore? No, grazie
Sembrano tutti a favore dell'infrastruttura. Ma guai a pronunciare quella parola: Piombino
Forse Piombino non sarà l’ombelico del mondo, ma rischia di diventare uno dei luoghi sensibili della campagna elettorale in corso. Il comune toscano dovrebbe ospitare nel suo porto uno dei due terminali galleggianti di rigassificazione a cui il governo ha demandato la funzione di garantire la sicurezza energetica del nostro paese. Il premier Mario Draghi lo ha citato espressamente nel corso dell’ultimo discorso in Senato come simbolo di un paese che cambia e che ha il coraggio di assumersi le sue responsabilità.
Eppure, mentre inizialmente ha assunto una centralità pari a quella del termovalorizzatore di Roma, che aveva innescato l’abbandono della maggioranza da parte del Movimento 5 stelle, adesso esso sembra sempre più diventare elemento della discordia dentro ai partiti e tra di essi, e quindi implicitamente rimosso dal dibattito pubblico. Non c’è giorno in cui non vi sia una manifestazione delle forze politiche locali contro il terminale, in cui compaiono non solo le scontate bandiere grilline, ma anche quelle di chi – a Roma – non ha mai messo in discussione il sostegno a quell’opera.
Addirittura, Matteo Salvini e Giorgia Meloni sembrano schermirsi, manifestando sostegno generico “ai rigassificatori” ma senza mai pronunciare esplicitamente quella parola: Piombino. Quindi, che senso hanno partiti politici che non riescono a imporre, ai loro affiliati locali, il punto di vista condiviso a livello nazionale su temi della massima importanza? Come possono chiedere agli italiani di governare il paese se non sanno tenere ordine in casa propria? La questione investe ancora di più il Partito democratico, che si è scelto alleati – da Nicola Fratoianni ad Angelo Bonelli – esplicitamente contrari all’infrastruttura. Carlo Calenda forse è un provocatore, ma non ha torto quando chiede a Enrico Letta di prendere posizione: come ci si può richiamare all’agenda Draghi salvo poi essere evasivi quando si entra nel merito delle cose? E’ troppo facile liquidare la questione come marginale ed è troppo facile fasciarsi la testa il giorno dopo le elezioni.