Editoriali
Gas alle stelle e poche soluzioni all'orizzonte
Bene l’impegno per sostituire Mosca, ma è ora di occuparsi dei prezzi e di cominciare ad agire sulla domanda
L’impegno di intensificare la produzione di gas in Libia preso ieri dall’Eni, dopo l’incontro a Roma tra l’amministratore delegato Claudio Descalzi e i vertici della compagnia petrolifera libica National Oil Company (Noc), è una buona notizia. Quella cattiva è che la preziosa attività di diversificazione dei fornitori condotta dall’Italia (con successo) e dagli altri paesi europei non avrà alcun effetto sul problema che oggi fa tremare l’economia dell’Eurozona, cioè i prezzi dell’energia fuori controllo.
Ieri al Ttf di Amsterdam il gas ha raggiunto un altro record – il picco è stato 323 euro MWh – e non è escluso che ce ne siano di nuovi nei prossimi giorni. Uno dei motivi è che non c’è modo di fare aumentare nell’immediato l’offerta di gas sul mercato: la scoperta del maxi giacimento a Cipro e gli accordi stretti nei mesi scorsi sono necessari in prospettiva per superare la dipendenza da Mosca, ma non aggiungono volumi subito. L’unico modo per tentare di incidere sul prezzo, al netto delle componenti speculative, è agire sulla domanda.
La Germania ha approvato mercoledì il primo timido piano per risparmiare il 2 per cento dei suoi consumi, in linea con quanto deciso a luglio dal Consiglio europeo che chiede agli stati membri tagli del 15 per cento (con alcuni sconti, tra cui all’Italia). Non è coinvolta l’industria, ma le misure sono obbligatorie. L’Italia ha un suo piano per tagliare i consumi del 7 per cento, ma non è vincolante. Il timore è che un governo dimissionario non abbia più la forza per intervenire in tal senso.
Anche la partita sul price cap, giocata in Europa per via diplomatica e spinta con forza dal governo Draghi, non sembra progredire. Il governo in carica per gli affari correnti ha le mani legate, mentre le idee dei partiti in campagna elettorale sembrano ancora confuse. Il rischio è che alla fine la domanda diminuisca, sì, ma per via delle chiusure forzate delle imprese che non riescono a pagare le bollette e a ottenere nuovi contratti con i fornitori.