editoriali
L'accordo di libero scambio con gli Usa oggi ha ancora più senso di prima
Biden suggerisce che i paesi occidentali devono trovare un nuovo compromesso tra mercato aperto e protezionismo, come il Ttip naufragato nel 2016. Ma il tema non scalda le masse della nostra campagna elettorale
Le parole di Vladimir Putin al Forum economico di Vladivostok hanno tolto ogni dubbio sulla possibilità di arrivare a un disgelo delle relazioni tra Europa e Russia e segnano un altro passo della fine di un’èra. Ciò significa che i paesi occidentali devono trovare, come detto da Joe Biden, un nuovo compromesso tra il libero scambio e il protezionismo.
In altre parole, una globalizzazione tra paesi “amici” che aderiscono realmente ad alcuni valori condivisi. Non è tema che scalda le masse di una campagna elettorale dove a dominare sono promesse di sussidi, pensionamenti anticipati, bonus o benefici fiscali, ma la classe dirigente italiana (ed europea) è a questo che deve pensare. Uno dei pochi politici italiani a porre il tema è stato Carlo Calenda, che rivolgendosi alla platea selezionata del Forum Ambrosetti ha detto che l’Italia si trova davanti a un quadro internazionale e geopolitico “molto pericoloso” che “ridisegna le rotte del nostro export”, ricordando quando da ministro si occupò dell’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, il Ttip, naufragato nel 2016 a causa delle diffidenze franco-tedesche.
In Italia il Ttip venne osteggiato con estrema ostilità da ogni sfumatura di populismo e demagogia germogliata in quegli anni: dalla sinistra antiamericana e ambientalista alle destre no global e filorusse, le stesse che oggi come ieri chiedono di togliere le sanzioni alla Russia per vincolarsi alle forniture energetiche di un regime che le usa come strumento di punizione collettiva. Come se intensificare il commercio con la Russia avesse più senso che con gli Stati Uniti.
Il principio del Ttip invece era molto chiaro: rimuovere dazi e barriere, adottare provvedimenti antidumping e uniformare le normative. Rispetto ad altri accordi transnazionali però il Ttip avrebbe collegato i mercati delle principali democrazie liberali del mondo, che da sole rappresentano circa il 50 per cento del pil mondiale e un terzo del commercio globale. Quell’accordo commerciale con gli Usa aveva senso sei anni fa ed è a maggior ragione importante oggi.