editoriali
Il clima tossico attorno a Ita fa riaffiorare un incubo chiamato Alitalia
La trattativa attorno alla compagnia aerea arriva in concomitanza al cambio di testimone a Palazzo Chigi. La leader di FdI dovrà risolvere la situazione che si è creata, ma non dovrebbe approfittarne per disinnescarne la vendita
Le giornate di Giorgia Meloni sono, al momento, occupate dal puzzle delle nomine. Non appena avrà ricevuto l’incarico, composto il governo e prestato giuramento, però, dovrà dedicarsi ai mille dossier che affluiscono continuamente sulla scrivania del presidente del Consiglio. Uno dei primi e più sensibili riguarda il futuro di Ita, la compagnia aerea sorta dalle ceneri della fallimentare Alitalia. L’esecutivo guidato da Mario Draghi ha avviato, in extremis, una negoziazione in esclusiva con la cordata composta dal fondo Certares, in partnership commerciale con Air France e Delta, per la cessione della maggioranza delle azioni del gruppo. La trattativa si sovrappone a una fase delicata non solo per il cambio di testimone a Palazzo Chigi, ma anche per la difficile situazione dei conti di Ita.
Il Consiglio di amministrazione ha invocato un aumento di capitale del valore di 400 milioni di euro, per uscire dalla situazione disciplinata dal Codice civile nei casi in cui le perdite di esercizio superino un terzo del capitale sociale. Se la perdita non viene ridotta entro l’esercizio successivo, il capitale deve essere tagliato di un terzo. In tutto ciò, il presidente esecutivo Alfredo Altavilla – a cui era stata delegata la missione di rilanciare l’azienda e di gestire la privatizzazione – è entrato in rotta di collisione col cda e col Mef. I consiglieri espressione di Via XX Settembre, dimissionari, hanno chiesto di ritirarne le deleghe di Altavilla. L’amministratore delegato Fabio Lazzerini si è unito a loro.
A questo punto, la leader di Fratelli d’Italia dovrà svelenire il clima tossico che si è creato all’interno di Ita ma non dovrebbe approfittarne per disinnescarne la vendita, come forse qualcuno tra i suoi vorrebbe: i primi passi del nuovo governo saranno osservati attentamente e l’ultima cosa che serve a Meloni è dare alla sua esperienza un’intonazione controriformista. Tanto più se si tratta di salvare un carrozzone che, come confermano le vicende che stiamo raccontando, è un’ingovernabile fonte di perdite. Adelante.