editoriale
Dagli extraprofitti agli extrasussidi: ora le utility energetiche hanno bisogno di aiuti
Dopo le nuove tasse, diverse aziende sono in affanno: in ballo ci sarebbero circa 20-25 miliardi di euro. Con rischi per gli approvigionamenti, ma anche per il sistema bancario
Dopo mesi di tensione sui mercati dell’energia, i nodi stanno cominciando a venire al pettine. Diverse utility avrebbero chiesto, attraverso gli istituti di credito, la garanzia Sace introdotta col decreto Sostegni ter per aiutare gli operatori a reggere i crescenti oneri finanziari. In ballo ci sarebbero richieste per circa 20-25 miliardi di euro, di cui 16 miliardi per la sola Enel. Il problema nasce dalla natura stessa del business di questi soggetti: per operare sulle piattaforme attraverso le quali vengono scambiate le commodity energetiche, esse devono versare dei margini a garanzia delle relative posizioni. L’aumento incontrollato dei prezzi ne ha fatto esplodere il costo mettendo in seria difficoltà i trader e i venditori.
Il problema non è certamente solo italiano: altri paesi sono già intervenuti con vari strumenti. La manovra più sostanziosa l’ha fatta la Germania, con la nazionalizzazione del principale importatore di gas, Uniper, e la creazione di un maxi fondo (all’interno della manovra da 200 miliardi) per ulteriori interventi. Anche le conclusioni del Consiglio Ue di giovedì esortano la Commissione a proporre “miglioramenti al funzionamento dei mercati per aumentarne la trasparenza, alleviare i problemi di liquidità ed eliminare i fattori che amplificano la volatilità dei prezzi del gas, garantendo la stabilità finanziaria”. Nel nostro paese, però, questa esigenza di sostegno si sovrappone a provvedimenti che hanno appesantito, anziché alleggerire, la condizione degli operatori: è il caso dell’obbligo di rateizzazione delle bollette e del divieto di adeguamenti unilaterali dei contratti, oltre ovviamente alla tassa sugli extraprofitti. Proteggere la stabilità del sistema è importante perché eventuali fallimenti potrebbero non solo aprire falle negli approvvigionamenti, ma anche minacciare il sistema bancario. Si tratta quindi di trovare un ragionevole equilibrio tra le diverse esigenze, per uscire da una situazione delicata e imprevedibile.