Una débâcle di sostanza
Bonomi smonta la manovra del governo Meloni
Il presidente di Confindustria parla della legge di Bilancio e individua tre incognite: una temporale, di durata, una politica, che accontenta le anime della maggioranza dell'esecutivo, e l'ultima di visione, che manca
Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi è scettico sulla manovra del governo Meloni presentata ieri in conferenza stampa. La descrive alla Stampa come una legge di Bilancio che non ha una visione di lunga durata. "La prima incognita è il tempo, la sua durata, cose a cui nessuno sembra pensare" sottolinea Bonomi. Il secondo punto di domanda, a quanto afferma il presidente, è invece prettamente politico: è una manovra fatta per accontentare le diverse anime della maggioranza, dice. Croce e delizia di un governo politico (anche se le promesse fatte, soprattutto sul fronte leghista, sono state in parte disattese). "La terza incognita è che manca di visione sulla lotta alla povertà, ma anche su occupabilità e produttività".
Ma sull'ultimo punto, ovvero la mancanza di visione, la guida di Confindustria concorda, seppur in una linea di vedute diversa, con altre critiche che sono state rivolte alla premier e alla sua prima legge di Bilancio. "Io vedo solo il pugno duro contro i poveri a fronte dei colpi di spugna verso gli evasori. Una redistribuzione alla rovescia" dichiara a La Repubblica Giuseppe Provenzano. Ma anche senza spingersi verso le ale più radicali del Pd, si è visto ieri come la stessa direzione del partito ha sciorinato un elenco di tutto quello che non va in merito alla legge: dal Reddito di cittadinanza al taglio troppo timido sul cuneo fiscale. Così sia Partito democratico sia M5s sono intenzionati a scendere nella piazza dell'opposizione, anche se già si contendono il posto di miglior nemico del governo.
Un altro spirito muove certamente Carlo Bonomi, il quale però in merito alla fine del Rdc dichiara: "È un annuncio. Dicono che vogliono intervenire però non evidenziano su quali politiche possano assicurare l'accesso al lavoro"; e ancora "sul cuneo non si fa un intervento decisivo. Serviva un taglio più energico. La politica non si è assunta la responsabilità di farlo, ma offre nuovi forfait alle partite Iva". E se poi è vero che la previdenza resta in un terreno ancora ignoto, in cui le riforme, sia sul Reddito sia sulle pensioni, sono slittate, è innegabile che la manovra punti ad agevolare gli autonomi. "Se riduci le tasse sugli autonomi, il lavoratore dipendente che ha la stessa retribuzione paga tre volte tanto. Alcuni dipendenti iniziano a dire alle imprese che preferiscono passare alla partita Iva perché così risparmiano sulle tasse".
E di positivo il presidente di Confindustria vede ben poco. Anche sul punto energia, quello sul calmieramento, Bonomi appare poco soddisfatto: "È importante. Ma ci sarebbe piaciuto di più un intervento alla tedesca rispetto a quello del credito d'imposta". E ciò che risulta davvero utile, alla fine, è quello che resta com'è: "È un bene che si sia tenuta la barra dritta sulla finanza pubblica".
Una posizione simile a quella dell'ex ministro Giovanni Tria che, pur con parole più accomodanti e fiduciose, giudica davvero promettente solo quello che sembra in continuità con il lavoro di Mario Draghi, e al Foglio dice: "Il mio giudizio sulla manovra del governo Meloni è positivo. Fa quello che deve fare e cioè si sforza di mitigare l’impatto dell’inflazione su famiglie e imprese. E agendo anche sul potere d’acquisto dei lavoratori evita che si inneschi quella spirale prezzi-salari che farebbe aumentare l’inflazione stessa. In questo senso, la manovra è in continuità con l’impostazione del governo Draghi”.