Editoriali
La caccia agli “speculatori” sui carburanti, tanto rumore per nulla
Nessun cartello ai danni dei consumatori per distorcere il mercato. Le infrazioni sono limitate e riguardano circa mille pompe di benzina che non hanno comunicato i prezzi al ministero
La notizia dell’avvio di un’istruttoria dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) nei confronti dei principali marchi di carburante quali Eni, Esso, Ip, Kuwait (Q8) e Tamoil ha fatto immediatamente pensare alla scoperta della speculazione: finalmente l’Antitrust, come denunciavano la politica e le associazioni dei consumatori, ha sgominato il cartello degli oligopolisti che ha fatto aumentare i prezzi alla pompa “speculando” sulla crisi energetica.
Le cose non stanno così. Non c’è alcun cartello ai danni dei consumatori per distorcere il mercato, ma l’omessa comunicazione al sito del Mimit da parte di alcuni distributori del prezzo praticato, un dato che popola il database “Osservaprezzi” consultabile online. In alcuni e più sporadici casi si riscontrano anche la mancata esposizione o la difformità dei prezzi praticati rispetto a quelli indicati. Entrambe le violazioni sono imputabili a chi gestisce la pompa di benzina e non al marchio, ma l’Agcm vuole verificare con l’istruttoria che le società petrolifere abbiano “adottato misure o iniziative idonee a prevenire e a contrastare queste condotte illecite a danno dei consumatori”.
I numeri dell’operazione restano limitati. Rispetto a una rete di quasi 22 mila punti vendita, le infrazioni riguardano circa mille pompe di benzina e prevalentemente l’omessa comunicazione settimanale dei prezzi al ministero. Non si tratta, quindi, di nulla di clamoroso. Ma l’operazione si inserisce in un contesto di caccia agli “speculatori” che con il nuovo decreto del governo aggiunge ulteriori obblighi per i benzinai, con la comunicazione dei prezzi che da settimanale diventa quotidiana e l’esposizione di altri cartelli con i prezzi medi regionali.
In questo modo si moltiplicano le possibilità di errore, e quindi di essere sanzionati, aumentando per giunta la percezione mediatica di una “speculazione” in atto. Non è un caso che i più preoccupati per l’impatto mediatico dell’istruttoria dell’Agcm e per quello sostanziale del decreto non siano tanto le società petrolifere ma i benzinai.