editoriali
Lufthansa vuole Ita: ecco l'offerta. Il governo Meloni potrebbe fare bingo
La compagnia tedesca punta a rilevare una quota di minoranza per poi concordare la cessione di quelle rimanenti. La forza dell'operazione dipenderà dai dettagli del negoziato e dal ruolo che l'esecutivo vorrà mantenere. Per la premier potrebbe essere l'occasione di mettere a segno un colpo
Voleva una compagnia statale di bandiera e invece Giorgia Meloni potrebbe finire per firmare la vendita di Ita Airways a Lufthansa. La compagnia aerea tedesca ha presentato una lettera di intenti al ministero dell’Economia per acquisire una partecipazione nel vettore nazionale italiano. Inizialmente si procederebbe all’acquisto di una quota di minoranza per poi concordare la cessione delle quote rimanenti. Se le parti decidessero di firmare il memorandum d’intesa, i negoziati procederebbero poi su base esclusiva per definire i dettagli. E saranno proprio questi a fare la differenza.
L’aspetto più rilevante delle trattative riguarda quello che nel comunicato Lufthansa definisce “forme e modalità del possibile investimento azionario”. Perché per garantire un futuro a Ita sarà indispensabile che la vendita si configuri come un’operazione di carattere industriale. Lo stato dovrebbe dunque comportarsi da “socio silente” e lasciare al nuovo partner la gestione della compagnia aerea senza veti e condizionamenti politici.
L’altro tema oggetto dei negoziati è l’integrazione commerciale e operativa di Ita nel Gruppo Lufthansa e le sinergie che ne deriveranno. Per la compagnia italiana è l’occasione di assumere una forza industriale che ora non ha (e che non ha mai avuto negli ultimi venti anni) e al tempo stesso di ottenere risparmi che ora non si possono ottenere. Cosa può andare storto? Tutto, se Meloni non saprà tenere a bada le pulsioni sovraniste della sua maggioranza. Niente, se il governo saprà trattare con sapienza scegliendo di lasciare autonomia sul piano industriale, vigilando sugli interessi nazionali delineati nel decreto di privatizzazione (dalla tutela degli aeroporti chiave e del lavoro a quella dei flussi turistici). Se l’accordo dovesse andare a buon fine con queste caratteristiche e avere il via libera delle autorità competenti, la premier potrebbe mettere a segno un colpo che neppure a Mario Draghi, nonostante i tentativi, era riuscito a centrare.