editoriali
Ottimisti sì sull'inflazione, ma con juicio
Frena la corsa della spirale inflattiva, dovuta alla riduzione del prezzo del gas. Ma ci vuole altro perché la Banca centrale europea cambi passo
La riduzione del prezzo del gas sta contribuendo a frenare la corsa dell’inflazione un po’ in tutta Europa. Questo non permetterà alla Banca centrale europea di fermare il rialzo dei tassi d’interesse, ma potrebbe rallentarne il ritmo rispetto alla guidance fornita a dicembre dalla presidente Christine Lagarde e magari favorire una riflessione all’interno del board sulla reale necessità di un restringimento severo di politica monetaria perché, come ha detto il vicepresidente Philip Lane al Financial Times, “bisogna mantenere una mente aperta sul livello appropriato dei tassi d’interesse”. Parole accolte con soddisfazione dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, che ha ricordato come i dati reali siano più veloci delle statistiche e che i primi oggi dicono che il prezzo del gas è stato abbattuto e si sta stabilizzando con effetto positivo sul futuro andamento dell’inflazione. Il picco dei tassi, secondo S&P, sarà raggiunto a marzo o a maggio e sarà inferiore (3 per cento) delle ultime previsioni di mercato (3,5 per cento) che risentivano del tono da “falco” utilizzato da Lagarde nell’ultima riunione. Insomma, sembra che si respiri un’aria nuova su un tema che sarà decisivo nel 2023 più di quanto lo sia stato nel 2022.
La necessità di tenere sotto controllo i prezzi (l’inflazione ha raggiunto i massimi dal 1985) per salvaguardare il potere di acquisto soprattutto delle famiglie con reddito fisso potrebbe trovare un punto d’incontro con l’auspicio di scongiurare una recessione economica che andrebbe comunque a colpire imprese e lavoro. Proprio questa prospettiva ottimistica ha favorito una riduzione del divario tra i rendimenti dei Btp e dei Bund tedeschi: ieri lo spread è sceso a 175 punti base con i rendimenti dei titoli decennali del Tesoro calati al 3,75 contro il 4,6 per cento di inizio anno. E’ un ottimismo, però, ancora fragile. Al momento non ci sono elementi concreti che facciano pensare a un cambio di passo della Bce e nel frattempo all’Italia non resta che fare i compiti a casa, cioè cercare di rendere sostenibile il suo elevato debito con la crescita economica.