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Editoriali

L'indice Pmi dell'Eurozona continua a salire, la recessione è più lontana

Redazione

Le prospettive economiche europee vanno verso un miglioramento. La tendenza all'inflazione è ancora troppo elevata. E la Bce dovrà mantenere la stretta monetaria. Ma l’economia europea sta ripartendo

Si moltiplicano i segnali che l’Eurozona potrebbe sfuggire alla temuta recessione. Dopo il miglioramento dei dati macro emersi dall’ultimo bollettino della Bce, arrivano le stime flash di S&P relative agli indici Pmi europei di gennaio, che mostrano valori sopra le attese offrendo la prova che l’ottimismo sul miglioramento dell’economia non è campato in aria. L’indice più importante, il Pmi manifatturiero, è in crescita a 48,8 da 47,8 di dicembre, mentre per il settore servizi l’indicatore dovrebbe attestarsi a 50,7 da 49,8 del mese scorso.

 

L’indice composito della produzione dovrebbe raggiungere il massimo da giugno 2022: a 50,2 dal precedente 49,3. Gli economisti di S&P spiegano che il punto più basso della discesa economica è stato raggiunto a ottobre e che in Europa, a livello aggregato, c’è stata una marginale crescita dopo sei mesi di declino mentre i livelli di fiducia sono saliti tra le aziende che hanno aumentato le assunzioni. Secondo Federico Vetrella, market strategist di Ig Italia, queste stime sembrano indicare che il peggio sia passato sebbene permangano motivi di preoccupazione per una recessione che, se dovesse verificarsi, sarebbe però di lieve entità.

 

“Dal nostro punto di vista – osserva – crediamo che le prospettive economiche nel vecchio continente si siano ormai avviate in una direzione migliore soprattutto grazie al calmieramento dei prezzi delle materie prime energetiche. Nonostante ciò, le pressioni inflazionistiche – sebbene in rallentamento – continuano a essere troppo elevate, fattore che influirà sulle decisioni di politica monetaria della Bce e sul mantenimento della sua stretta monetaria nei prossimi mesi”.

 

Anche negli Stati Uniti gli indici, sia manifatturiero che dei servizi, sono saliti in gennaio sebbene si mantengano a un livello più basso rispetto all’Eurozona. Quest’ultima continua a sorprendere per la sua capacità di resistere agli choc esterni, anche se le pressioni inflazionistiche continuano a essere troppo elevate, il che indurrà la Bce a mantenere il punto fermo sulla stretta monetaria sebbene con una velocità tutta in discussione all’interno del board.

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