editoriali
I problemi di comunicazione della Bce
Dopo Visco anche Panetta frena sulla politica monetaria troppo restrittiva
Dopo il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che ha lanciato un monito alla Bce affinché migliori la comunicazione finora fatta di “messaggi troppo duri che spaventano anziché accompagnare”, Fabio Panetta, membro del consiglio direttivo della Bce interviene nel merito delle questioni di politica monetaria dicendo no a rialzi prestabiliti dei tassi dopo febbraio. In un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt Panetta dice, in sostanza, che c’è troppa incertezza sui dati economici perché la Bce si impegni preventivamente e incondizionatamente su una linea specifica, e che dopo la riunione del mese prossimo le decisioni devono essere basate sull’evoluzione di fattori come l’inflazione, i prezzi dell’energia, i salari e lo sviluppo dell’economia globale. Qualsiasi decisione slegata dall’evoluzione prospettica dell’economia per Panetta si discosterebbe da un approccio basato sui dati. Parole che hanno un peso importante in un momento in cui i mercati appaiono disorientati sulle aspettative di politica monetaria.
E’ chiaro che la Bce è fatta di tante anime e che da tempo nel board si sta consumando una lotta più aspra che in passato tra falchi e colombe, vale a dire tra chi ritiene assolutamente prioritaria la lotta all’inflazione e chi, pur non sottovalutando l’effetto del caro prezzi su imprese e famiglie, teme che un eccessivo restringimento possa generare una recessione. Ma non è neanche necessario che la Bce annunci, come sta facendo, il percorso dei tassi su un lungo periodo trascurando l’evoluzione dello scenario economico che, tra l’altro, sta riservando sorprese positive. Tutte queste osservazioni si possono tradurre nell’auspicio che dopo l’aumento dei tassi di 0,5 punti base previsto a febbraio non ne arrivino altri della stessa entità nelle riunioni successive, come ha fatto intendere la presidente Christine Lagarde la settimana scorsa a Davos mandando in tilt, per l’ennesima volta, le borse e dimostrando, come ammesso anche da Visco, che a Francoforte c’è un problema di comunicazione.