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Perché gli accordi tra Ita, Lufthansa e Fs possono essere un buon modello di mercato

Redazione

L' alleanza fra treni e aerei è promettente. Ora si tratterà di lavorare sul biglietto unico, la gestione dei bagagli, la coordinazione degli orari. Ma è tutto alla portata dei protagonisti coinvolti

L’entrata di Lufthansa nel capitale di Ita Airways – nel memorandum firmato tra le parti la quota della newco in vendita è compresa in una forchetta tra il 20 e il 40 per cento e Lufthansa, attraverso un aumento di capitale riservato, si avvia a prendere il 40 per cento per un esborso tra i 250 e i 300 milioni di euro – è preparata anche con i due accordi stipulati a breve distanza da entrambe le compagnie con Trenitalia per l’integrazione di servizi, orari e biglietti.

 

È una vecchia storia, un desiderio espresso più volte in passato, ma mai ben realizzato, tra piccole gelosie, vecchie guerre di posizione (possibili quando il vettore aereo nazionale era in grado di fare la voce grossa), difese di vecchie rendite di posizione. Ed è anche il punto di caduta desiderato da Fs, soprattutto per scansare l’alternativa più impegnativa e preoccupante di un ingresso a sua volta nel capitale di Ita. L’integrazione dei servizi – venerdì scorso è stato firmato un memorandum of understanding tra Fs e il gruppo Lufthansa, con due accordi commerciali separati – ha vari livelli di profondità e di efficienza, che si possono rafforzare nel corso dei mesi successivi all’accordo, dando modo alla nuova gestione di trovare facili vie di miglioramento dell’offerta, come semplice applicazione di progetti già esistenti.

 

Certo, si tratterà di lavorare sul biglietto unico, la gestione dei bagagli, la coordinazione degli orari. Ma è tutto alla portata dei protagonisti coinvolti, compreso il sistema aeroportuale. Per Lufthansa è un punto importante, sul quale ha basato parte della propria offerta domestica, e per l’Italia avrebbe ancora più valore con la straordinaria integrazione tra Frecce e turismo nelle grandi città storiche, tanto che a essere chiamati a uno sforzo in più potrebbero essere proprio i dirigenti di Trenitalia. In tempi di nomine non è cosa da poco. E la velocità con cui sono stati firmati i due accordi farebbe pensare a una buona disposizione verso gli auspici di Palazzo Chigi. Che poi vengano ricambiati è altro discorso.

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