Editoriali
Accise e Superbonus. Se punta sulla "rivolta" popolare, l'opposizione sbaglia strategia
Il decreto carburanti è stato approvato dal governo e il loro prezzo ha seguito l'andamento dei mercati. Ora si attende la reazione alla riforma dei sussidi per l'edilizia. Non saranno i gilet jaunes all'amatriciana a far cadere il centrodestra
Il decreto carburanti è stato approvato ieri alla Camera e oggi passerà al Senato, a quanto pare senza problemi. Ha subìto qualche modifica ma ha mantenuto l’impianto originario, anche con una novità “strutturale”: le accise sui carburanti diventano “mobili”, cioè verranno modulate al fine di mantenere immutato l’introito per lo stato, invece di seguire l’andamento dei prezzi.
Al di là del merito del provvedimento vale la pena di riflettere sul fatto che la “rivolta” popolare attesa e in qualche modo invocata dalla sinistra non c’è stata. Il prezzo dei carburanti ha seguito l’andamento dei mercati e si è riassestato su livelli meno preoccupanti, i benzinai hanno visto fallire la loro serrata, insomma non è capitato niente. È un segno della maturità o della rassegnazione? Difficile dirlo, ma quale che sia la ragione di questa reazione tranquilla della popolazione e persino delle categorie è evidente che chi se ne aspettava una di tipo radicale non aveva e non ha il polso della situazione, non capisce che la preoccupazione, quando nasce da fenomeni globali incontrollabili al livello nazionale, non si traduce in reazioni morali del tipo “piove, governo ladro”.
Dovrebbe essere un insegnamento, magari anche per evitare di nutrire le stesse “speranze” in una rivolta dei condomini e dei costruttori per la riforma del Superbonus. Più in generale, le opposizioni dovrebbero trarne qualche insegnamento sul tipo di battaglia politica che serve di fonte a un quadro di stabilità che sembra di lungo periodo. Confidare in qualche fiammata che rimetta tutto in discussione attraverso proteste di piazza che interpretano una volontà maggioritaria è un modo per evitare di porsi il problema di una ricostruzione di un’alternativa, problema che va affrontato con i tempi e i modi necessari (a cominciare da una gestione meno nevrastenica dell’essenziale funzione di opposizione quotidiana). Non saranno i gilet jaunes all’amatriciana a far cadere il centrodestra a Roma (e nemmeno il centrismo a Parigi).