editoriali
La strategia sul Btp di Meloni può aiutare a combattere il delisting
Un alleanza tra sovranisti e borse: l’ obiettivo è rendere più competitivo il mercato finanziario italiano nel contesto europeo
Il governo Meloni fa il pienone di Btp Italia e prepara un pacchetto normativo per rendere più attraente Piazza Affari. Per la verità in cantiere c’è un disegno a tutto tondo che punta ad avvicinare la ricchezza degli italiani al mercato dei capitali e, in generale, a rendere un po’ più sovrano l’uso del risparmio nazionale. Però le nuove regole finalizzate a semplificare la quotazione e a rendere meno complessa e onerosa la permanenza delle società in Borsa sarebbero già sulla rampa di lancio da quanto ha fatto intendere in più di una recente occasione il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti.
Come dargli torto, considerando la fuga di imprese che c’è stata da Euronext Milano nel 2022: 43 miliardi di delisting, tra i quali casi eccellenti come Exor e Benetton, solo per fare qualche esempio. Per semplificare l’accesso e la permanenza in Borsa, Palazzo Chigi potrebbe approvare un provvedimento, probabilmente si tratterà di un decreto legge, i cui tempi potrebbero non essere neanche tanto lunghi. L’ obiettivo è rendere più competitivo il mercato finanziario italiano nel contesto europeo. Anzi, giocare d’anticipo rispetto ad altri paesi che stanno lavorando sullo stesso tema (su sollecitazione della Commissione europea che sta promuovendo il cosidetto listing package) sarebbe il vero obiettivo del Mef, che è partito dal Libro Verde realizzato dal governo Draghi a febbraio 2022 con il supporto del dirigente del Tesoro Stefano Cappiello.
Si è trattato di una grande consultazione pubblica (vi hanno partecipato, oltre a Borsa e Consob, Banca d’Italia, Abi, Assonext e varie altre associazioni di categoria) che è servita a mettere a fuoco gli aspetti normativi da riformare per rendere più moderno ed efficiente il sistema. Del resto, come spiegano gli esperti del settore, il Testo unico della Finanza ha ormai 25 anni e il suo ideatore, Mario Draghi, è stato il primo a ritenere che andrebbe reso più aderente ai tempi. Insomma, quella in arrivo è una vera mini riforma, fortemente voluta dal Mef, ma con una impronta bipartisan.