editoriali
L'azzardo dell'Ue sul green tech
Oggi von der Leyen incontra Biden e cerca un pareggio sugli aiuti di stato
La Commissione europea ieri ha approvato le nuove deroghe sugli aiuti di stato per rispondere all’Inflation reduction act dell’Amministrazione Biden, il piano per la transizione climatica da 370 miliardi di sussidi e sconti fiscali per il green tech.
La principale novità è la possibilità di “pareggiare” gli aiuti offerti dagli Stati Uniti: quando un’impresa pensa di investire o spostare la produzione in America per poter beneficiare dei sussidi di Biden, un governo europeo potrà offrire altrettanto per farla restare.
Ma il nuovo “quadro temporaneo di crisi e transizione”, che durerà fino alla fine del 2025, prevede molto di più: la Commissione introduce tetti decisamente alti per sussidiare gli investimenti in settori come la produzione di batterie, pannelli solari, le turbine eoliche, le pompe di calore, la cattura della CO2, la produzione e il riciclaggio di materie prime critiche e componenti chiave. Inoltre, potranno essere concessi più aiuti per sostenere le rinnovabili, l’accumulazione di energia e la decarbonizzazione della produzione industriale.
Margrethe Vestager ha assicurato che le deroghe “consentono di accelerare gli investimenti zero emissioni in questo momento critico, proteggendo al contempo la parità di condizioni nel mercato unico”. Ma c’è da dubitarne. I grandi paesi con spazio fiscale potranno aprire il portafoglio. I principali beneficiari saranno Germania e Francia, che hanno fatto campagna per più aiuti di stato. I paesi piccoli o indebitati (come l’Italia) avranno molte più difficoltà.
Oggi Ursula von der Leyen è a Washington per annunciare con Joe Biden un’altra buona notizia per la Germania: un’intesa politica per evitare che l’Ue sia esclusa dagli sconti fiscali americani per le auto elettriche. E’ una buona notizia. Ma serve anche un nuovo fondo europeo che dia a tutti la possibilità di concedere sussidi al green tech. Riciclare vecchi fondi non è sufficiente.