Editoriali
Il fisco è un test cruciale per attrarre i super ricchi in Italia. Un buon segnale di Leo
Alle aziende si vuole dare un unico vantaggio di grande valore: la chiarezza definitiva dei rapporti con l'erario. Il progetto del viceministro potrebbe anche fare scuola
È una riflessione in corso e anche parlarne pubblicamente fa parte della strategia per realizzare il progetto, anzi i vari progetti contenuti nel piano per attrarre capitali, capitalisti, contribuenti di grande rilievo. Più volte ne ha accennato il viceministro Maurizio Leo, ricevendo anche commenti propositivi dal direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini. Il tentativo di conquistare nuovi contribuenti al fisco italiano va in varie direzioni. Ci sono le aziende cui si intende proporre sostanzialmente un unico vantaggio, ma di grande valore: la chiarezza definitiva nei rapporti con l’erario.
Si chiama adesione cooperativa e comporta la definizione una volta per tutte del regime fiscale con l’impegno di rispettare tutte le scadenze da parte della società contribuente e di non cambiare regole né obblighi da parte dell’amministrazione fiscale. Assomiglia all’idea dei rapporti definiti per due anni proposta, nella delega fiscale, alle piccole aziende italiane. Potrebbe fare anche scuola, ovviamente evitando abusi, e diventare un modello per un grande numero di aziende operanti in Italia, che siano nazionali o no, perché non prevede speciali favori, quindi perdite di gettito.
In più c’è che i modelli semplici e funzionali sono anche contagiosi e potrebbero imporsi quasi da soli in altri ambiti. Diverso è il discorso per i progetti di attrazione di singoli contribuenti intesi come persone fisiche. Per loro è inevitabile ricorrere a qualche forma di favore, con la quale si verranno a creare regimi anche molto diversi tra cittadini italiani e stranieri. Il gioco, però, è a somma positiva perché il fisco, seppure più bonario coi nuovi arrivati, acquisterà nuovo gettito. Inoltre, misure del genere sono diffuse in vari paesi e nessuno si preoccupa di fare un po’ di concorrenza fiscale ai vicini europei. Gli ambiti di premialità, poi, potrebbero toccare asset tipicamente mantenuti in un luogo terzo rispetto al paese di origine del contribuente e a quello di destinazione o bloccati per un uso in tempi futuri. Si pensa alle criptovalute, alle successioni, ai trust. Un paese certe cose le fa solo per convenienza, ma non è il peggiore dei propositi.