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Editoriali

Il lavoro cresce, ma l'Italia ha ampi margini di miglioramento

Redazione

I dati Istat confermano il trend positivo degli ultimi anni. Aumentano i contratti a tempo indeterminato e i lavoratori autonomi. Ma i numeri, seppur incoraggianti, non bastano a raggiungere la media europea

L’approvazione del decreto Lavoro ha infiammato le polemiche sul mondo del lavoro in Italia, con affermazioni particolarmente severe sul rischio di aggravare ulteriormente una condizione di precarietà dilagante. Gli ultimi dati Istat sull’occupazione tuttavia descrivono una realtà meno catastroficaA marzo il mercato del lavoro si è mosso poco, ma confermando il trend positivo degli ultimi anni. Gli occupati sono in aumento di 22 mila unità rispetto a febbraio (+0,1 per cento), e di 297 mila unità rispetto a marzo dell’anno scorso (+1,3 per cento). Su base mensile sono cresciuti sia gli occupati permanenti (+10 mila) che temporanei (+13 mila), con un aumento che riguarda sia l’occupazione maschile (+10 mila) che femminile (+12 mila). La quantità totale di persone occupate è salita a 23 milioni e 349 mila, livello più alto di sempre, un aumento che – sottolinea l’Istat – è dovuto “alla crescita dei contratti a tempo indeterminato e dei lavoratori autonomi, e a fronte di una diminuzione dei contratti a termine”. Il numero degli occupati adesso è il più alto da quando esistono le serie storiche, un record che vale anche per il dato sugli occupati a tempo indeterminato, aumentati di 367 mila unità nell’ultimo anno (+2,4 per cento). Rispetto a febbraio il tasso di disoccupazione è sceso al 7,8 per cento (-0,1), quello giovanile al 22,3 per cento (-0,1). La tendenza positiva risulta più evidente se si paragonano i dati odierni con quelli di cinque anni fa: nel 2018 il tasso di disoccupazione era superiore di tre punti percentuali (10,7 per cento). Resta invariato invece il  tasso di inattività (33,8 per cento). Il tasso di occupazione è aumentato di circa 2,5 punti, arrivando al 60,9 per cento: è un trend positivo ma che mostra comunque la principale debolezza del mercato del lavoro italiano. Pur essendo la seconda economia manifatturiera d’Europa infatti, l’Italia ha un tasso di occupazione di 15 punti percentuali inferiore a quello della Germania (75,8), e oltre di 10 punti sotto la media europea (73,1). Ci sono ancora ampi margini di crescita.

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