Editoriali
La concorrenza dei Btp Valore: così il governo punta a nazionalizzare il debito
Il Mef ha annunciato l’arrivo di una nuova tranche di obbligazioni dedicata ai piccoli risparmiatori, per rendere un po' più nazionale il deficit. Una strategia che tuttavia rischia di avere un effetto collaterale: scoraggiare altre forme d’investimento da parte delle famiglie
La premier Giorgia Meloni lo aveva detto: aumenteremo la quota di titoli di stato nelle mani degli italiani. E così dopo due emissioni di Btp indicizzati all’inflazione in neanche sei mesi, il Mef ha annunciato oggi l’arrivo di una nuova tranche di obbligazioni dedicata esclusivamente ai piccoli risparmiatori: i Btp “Valore” che saranno collocati dal 5 al 9 giugno con un taglio minimo di mille euro. I dettagli tecnici si conosceranno più in là, ma da quello che ha anticipato il Mef – durata quattro anni, premio fedeltà per chi li tiene fino alla scadenza, rendimenti crescenti, tassazione agevolata e zero commissioni, ma soprattutto il fatto di avere escluso gli investitori istituzionali – si capisce che la strategia del governo di rendere un po’ più “nazionale” il debito pubblico sta prendendo forma. Attualmente, la percentuale di Btp nelle mani delle famiglie italiane ammonta a circa l’8 per cento, quasi la metà del 15 per cento di dieci anni fa.
Ebbene, il Mef vorrebbe innalzare questa quota rendendo l’investimento allettante anche per chi dispone di risorse limitate (la Lega, per esempio, propone un supersconto fiscale). L’obiettivo finale si intuisce ed è quello di ridurre la dipendenza dell’Italia dai mercati finanziari ora che la Bce non è più il principale acquirente del debito tricolore. Questa strategia, però, rischia di avere un effetto collaterale, non si capisce quanto desiderato, e cioè che il ritorno massiccio del popolo sui titoli di stato scoraggi altre forme d’investimento da parte delle famiglie, per esempio, in fondi e polizze. Il cosiddetto risparmio gestito, un’industria che in Italia vale 2.200 miliardi di euro, già nel primo trimestre di quest’anno ha accusato una brusca contrazione nella raccolta oltre che deflussi da posizioni già aperte, per ragioni di mercato ma anche, assicurano gli analisti, per la crescente concorrenza dei Btp decennali il cui rendimento, con lo spread a 190 punti base, supera il 4 per cento. E adesso, con i Btp Valore la concorrenza dello stato per questi operatori si fa ancora più incalzante.