editoriali
Ascoltare i mercati. E farlo presto
Le giuste indicazioni delle agenzie di rating sui deficit da sanare dell’Italia. Venerdì prossimo Moody’s emetterà una nuova sentenza. Oggi è la volta di Fitch
I continui duelli con i macronisti di Francia, il braccio di ferro con Bruxelles sul Mes e sul Patto di stabilità, la farina di grilli e la carne “sintetica”, i balneari e gli ambulanti, i bonus e/o la flat tax, di tutte le polemiche che hanno riempito giornali e tv in questi sei mesi, cosa resta? Una sola cosa fondamentale: il giudizio dei mercati influenzato dalle principali società di rating, Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch, le tre parche che possono tagliare il filo che tiene a galla un paese. A loro ci si rivolge per capire se vale la pena comprare un titolo di stato e a che prezzo. A deciderlo non sono satolli banchieri in panciotto e sigaro avana, come nelle caricature di George Grosz, ma milioni di risparmiatori che vogliono mettere a frutto i loro guadagni: le vedove scozzesi, i coltivatori della Baviera, i pensionati italiani. Le agenzie si basano su indicatori nient’affatto cervellotici: la crescita, il debito, la stabilità politica e oggi, soprattutto per l’Italia, l’attuazione del Pnrr.
La crescita sta andando meglio del previsto, ma c’è il rischio che scenda rapidamente nella seconda parte dell’anno, così che la media sarà di appena 0,4 per cento secondo S&P che pure ha confermato il rating (resta a BBB, due gradini sopra la “spazzatura”). Più critici gli analisti di Moody’s secondo i quali il debito italiano è appena un gradino sopra il livello speculativo (l’ultima valutazione è Baa3 con prospettive negative), ciò vuol dire che diventa difficile consigliare i Btp a chi cerca un investimento sicuro.
Venerdì prossimo Moody’s emetterà una nuova sentenza. Oggi è la volta di Fitch che il 18 novembre aveva assegnato tre B. Non è piaciuto il tira e molla sul Pnrr. E’ apparsa chiara la voglia di discontinuità, ma non si capisce. E’ prudente fare un check-up e sfoltire una serie di proposte non più realizzabili, tuttavia secondo le stime dell’Università Cattolica si tratta di una manciata di miliardi. Il grosso riguarda i grandi progetti e qui si misura la serietà del governo e la tenuta del paese. Noi abbiamo sempre fatto la guerra ai gufi, ma siamo realisti: l’Italia non ha più recuperato il rating di dieci anni fa e tre B non sono certo da festeggiare.