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Editoriali

Il lavoro cresce ma la protesta sindacale non si adatta

Redazione

Secondo l'Istat, l'occupazione nel primo trimestre 2023 è aumentata di mezzo milione rispetto all'anno precedente. Eppure Landini e la Cgil continuano a puntare il dito in maniera indiscriminata verso i contratti precari. Ragioni per cambiare schema

L’occupazione è aumentata di più di mezzo milione di unità nel primo trimestre del 2023 (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente): lo comunica l’Istat. Anche la composizione dell’occupazione privilegia la stabilità: i dipendenti a tempo indeterminato sono cresciuti del 3,7 per cento, mentre i dipendenti a termine si sono ridotti del 2,7. I disoccupati sono scesi del 3,5 e gli inattivi del 4,3 per cento. Anche le ore lavorate per dipendente sono aumentate del 4,6 mentre la cassa integrazione scende a 8,7 ore ogni mille ore lavorate. Questi dati sono in contrasto con la protesta sindacale, soprattutto della Cgil, che insiste nel denunciare la “precarizzazione” dei rapporti di lavoro. Naturalmente ci sono settori in cui questo fenomeno è più preoccupante, ma il dato generale è quello di un aumento dell’occupazione e soprattutto di quella stabile e l’aumento delle ore lavorate sta a indicare una riduzione delle forme di lavoro a tempo parziale (che non sempre coincidono con la precarietà, visto che esistono regolari contratti stagionali in alcuni comparti agricoli e dei servizi ma anche industriali).

 

Naturalmente è comprensibile che i sindacati puntino a migliorare la situazione dei lavoratori, che in effetti soprattutto in termini salariali è critica, ma per farlo in modo efficace è necessario partire dalla realtà, in modo da identificare e favorire i processi che producono effetti positivi, che evidentemente ci sono, il che risulta più utile che generalizzare in modo improprio i casi, anch’essi esistenti, in cui prevalgono tendenze negative. Proprio per rendere efficace un’azione di sanificazione dei settori in cui i rapporti di lavoro soffrono di patologie che sconfinano con lo sfruttamento, è bene capire e far capire che si tratta di situazioni minoritarie che proprio per questo possono essere identificate e corrette. Se si dà l’impressione che vada tutto male si finisce con lo scoraggiare anche le iniziative che puntano a migliorarle, magari si ottiene qualche applauso ai comizi ma si perde la presa sulla realtà.

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