Editoriali
Intel apre una nuova fabbrica in Polonia. Che fine farà l'impegno preso con Italia?
L'azienda investe, vicino a Wroclaw, su uno stabilimento che produrrà semiconduttori mentre altri lavori sono avviati in molti paesi. Per noi tempi lunghi e guai in vista
La notizia che Intel aprirà in Polonia, vicino a Wroclaw, una fabbrica di semiconduttori ha messo in allarme. Che fine farà l’impegno preso per uno stabilimento in Italia? Quello polacco è un investimento consistente, 4,6 miliardi di dollari per un nuovo impianto all’avanguardia di assembly & test (montaggio e test) di chip, con duemila posti di lavoro diretti più altri migliaia di indotto. Una volta ottenuto il semaforo verde dall’Unione europea, partiranno i lavori – in Polonia, in Irlanda, al Leixlip, dove c’è una fabbrica che produce wafer, in Germania, con i due stabilimenti che sorgeranno a Magdeburgo (un impegno da 17 miliardi di euro con un sostegno da parte dello stato che arriva a una decina di miliardi di euro): nasce così una filiera di chip in Europa, con un impegno complessivo da parte di Intel che dovrebbe arrivare a 33 miliardi per arrivare a 80 miliardi in dieci anni.
E l’Italia? Intel rassicura: non sono scelte produttive in contrasto con l’impegno preso con il governo Meloni e in particolare con il ministro Urso che sta lavorando al Chip act e per il quale si è recato due settimane fa negli Stati Uniti. L’impianto pianificato in Polonia è simile alle linee di assemblaggio che il colosso statunitense ha già aperto in altre parti del mondo. Quello discusso in Italia riguarda un diverso processo nell’ambito della fase di back-end, cioè i processi di fabbricazione dopo che tutte le caratteristiche dei circuiti sono state formate sulla cialda, utilizzando tecnologie innovative. “Le interlocuzioni sono aperte per un possibile ampliamento della presenza dell’azienda in Italia e apprezziamo l’impegno del governo italiano per lo sviluppo di un ecosistema competitivo nel settore della microelettronica”, ha dichiarato un portavoce di Intel a Formiche.net. Prendiamo atto, fatto sta che la messa a terra dell’impegno italiano è di là da venire. Forse si aspetta di capire quanto e come ci metterà il governo: si era parlato l’anno scorso di un investimento da 7 miliardi con circa 2 miliardi di aiuti pubblici, molto meno dell’impegno in Germania.