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Editoriali

Non demonizzate i profitti da inflazione: l'avidità non c'entra

Redazione

La responsabilità dell’aumento dei prezzi non è delle imprese. La Bce riconosce che all’origine del problema ci sono fattori passeggeri: nulla a che fare con la caccia allo speculatore

La Bce ha scelto di staccare dal resto del bollettino pubblicato ieri la parte sull’analisi dell’andamento dei profitti delle imprese o, con più previsione, dei margini unitari. Una mossa che è servita anche a rintuzzare un filone di polemica politica e di critica alla stessa banca centrale abbastanza diffuso e ripreso, tra gli altri, dalla Cgil. E cioè a rintuzzare le tesi che addossano alla avidità delle imprese, pronte nell’agire di concerto per alzare i listini, la responsabilità dell’ondata inflazionistica in Europa. La Bce, ovviamente, non nega che ci sia stata una crescita dei profitti aziendali e che da essa sia discesa una quota rilevante degli aumenti medi dei prezzi europei. Ma contestualizza il fenomeno e lo inquadra in una fase di cambiamento già visibile.

 

Il contesto in cui sono avvenuti gli aumenti, dice la Bce, è stato quello di forti pressioni sui costi dell’energia (ricordiamo i toni anche esagerati con cui se ne parlava nel periodo seguente all’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo) e di difficoltà e strozzature nelle catene di approvvigionamento. Mentre la fase pandemica ha creato le condizioni per comprimere la produzione e poi accelerare in modo impetuoso di fronte al rimbalzo della domanda europea e mondiale. Correttamente la Bce riconosce che sono fattori passeggeri. E che, perciò, le imprese hanno seguito un comportamento razionale e non scorretto. Nulla a che fare con la caccia allo speculatore.

 

Anche perché grazie ai maggiori margini unitari si sono create le condizioni per assorbire la probabile richiesta di aumenti salariali, senza trasferirne ulteriormente il peso sui prezzi. Sembra di leggere, in questa analisi, anche il percorso immaginato dalla Bce per le scelte sui rialzi dei tassi. Perché se l’inflazione, pur di non breve durata, si spiega comunque con fenomeni temporanei, dei quali si vede la tendenza verso l’esaurimento, anche la risposta di politica monetaria sarà temporanea. Un messaggio che la Bce vorrebbe far arrivare a famiglie, imprese e mercati per influenzarne le aspettative.

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