editoriali
Perché la proposta di legge sul salario minimo non funziona
La proposta prevede un fondo pubblico per sostenere le imprese che oggi sono più lontane dalla soglia dei 9 euro. In pratica pagano i contribuenti: neanche Landini aveva mai osato pensare a tanto
Al convegno di ieri organizzato dall’ex presidente Inps Tridico con la presenza di Giuseppe Conte e Maurizio Landini, la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha illustrato la proposta di salario minimo per legge sostenendo che “salario minimo vuol dire rafforzare la contrattazione collettiva, perché fa valere per tutti i lavoratori di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto comparativamente più rappresentativo. Ma vuol dire anche fissare una soglia, che abbiamo individuato in 9 euro l’ora, sotto la quale non si può scendere e non può scendere nemmeno la contrattazione”.
E’ una contraddizione palese. Se davvero la proposta fosse incentrata sulla centralità della contrattazione collettiva tra le parti – nella proposta la si estende anche ai parasubordinati – allora il riferimento dovrebbe essere ai trattamenti previsti nei contratti sottoscritti dalle organizzazioni sindacali più rappresentative, ma indicando quale sia la via per fissare la maggior rappresentatività.
E’ il tema fondamentale nei settori a paghe da fame. Invece la legge stabilisce i 9 euro lordi di salario minimo, ergo riferirsi ai contratti è un puro artificio per evitare l’accusa di dirigismo di stato. La proposta identifica il salario minimo sul presupposto della retribuzione proporzionata e sufficiente con riferimento all’articolo 36 della Costituzione. Ma se fosse vero bisognerebbe assumere come criterio del salario minimo una somma pari al 50 per cento della mediana delle retribuzioni o poco più, come avviene nella grande maggioranza dei paesi Ue che l’hanno introdotto. Non il 75 per cento come indica la proposta di legge.
Se si seguisse il criterio della forbice entro la quale fissare il salario minimo indicata dalla direttiva Ue, in Italia dovrebbe di poco superare il minimale retributivo fissato per i fini pensionistici, poco oltre i 6 euro lordi. E nella proposta, con cui si vuole obbligare la scelta di sindacati e imprese, si prevede un inusitato fondo pubblico per sostenere le imprese che più sono oggi lontane dalla soglia dei 9 euro. Neanche Landini aveva mai osato pensare che dovessero essere i contribuenti a pagare le retribuzioni dei lavoratori.