Editoriali
La brutta frenata del pil non ferma l'occupazione, che continua a crescere
Il mercato del lavoro italiano fa segnare numeri record a giugno. Gli ottimi risultati non devono però illuderci. Il distacco con il resto d'Europa resta ampio
Dopo la doccia gelata dei dati sul pil nel secondo trimestre (-0,3 per cento), arrivano buone notizie dal mercato del lavoro. Secondo la rilevazione dell’Istat, a giugno si è registrato un aumento degli occupati insieme a una riduzione dei disoccupati e degli inattivi. L’occupazione cresce dello 0,3 per cento (+82 mila unità), portando il tasso a un nuovo livello record: 61,5 per cento. A livello congiunturale si registra un aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+70 mila unità) e dei dipendenti con contratto a termine (+26 mila), a fronte di un leggero calo degli autonomi (-14 mila). Rispetto a giugno 2022, in un anno si sono registrati 385 mila occupati in più, con un aumento che riguarda uomini, donne e tutte le classi d’età (a eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa). Rispetto a maggio 2023, diminuiscono anche i disoccupati (-44 mila) in tutte le fasce demografiche e gli inattivi (-43 mila). Nonostante il calo del pil, anche nel secondo trimestre si è registrata la stessa dinamica con 147 mila occupati in più.
Si tratta di dati molto positivi, probabilmente dovuti a un ritardo della reazione del mercato del lavoro rispetto all’andamento del pil, che però non possono proseguire se l’economia si arresta. In ogni caso va segnalato che, nonostante le difficoltà economiche e l’incertezza sul futuro, il mercato del lavoro italiano ha superato vari record: numero più alto di occupati (23,59 milioni di unità), numero più alto di donne occupate (9,94 milioni), numero più alto di occupati permanenti (15,55 milioni), numero più basso di inattivi (12,45 milioni). I progressi non devono però far perdere di vista quanto l’Italia sia indietro rispetto al resto d’Europa: ultima per tasso di occupazione (quasi 15 punti in meno rispetto alla media Ue), prima per tasso di inattività (circa 10 punti in più della media Ue), penultima per occupazione femminile (peggio fa solo la Grecia). Il mercato del lavoro va bene, ma ci sono ampi margini di miglioramento.