Giavazzi, foto Ansa

misura sbagliata

"Un errore da bocciatura all'esame di economia". Giavazzi contro la tassa sugli extraprofitti delle banche

Redazione

"Un autogol", che colpisce solo parte dell'attività e non il guadagno totale e fa perdere credibilità al paese. L'economista, consigliere del governo Draghi, critica senza mezzi termini la manovra del governo. "Rischi anche per gli acquisti dei titoli di stato"

L’introduzione da parte del governo di una tassa sugli extraprofitti delle banche ha acceso il dibattito sia in ambito politico che in quello economico. A esprimersi sulla misura è oggi anche Francesco Giavazzi, esperto economista e consigliere economico del presidente del Consiglio nel governo Draghi. In un’intervista al Corriere della sera Giavazzi critica senza mezze misure la decisione dell’esecutivo, definendo “un errore da bocciatura all’esame di economia” la manovra adottata. 

 

“Una tassa sbagliata tecnicamente, perché distorce l’allocazione del credito, e dal punto di vista della comunicazione, poco rispettosa degli investitori internazionali, di cui abbiamo bisogno come il pane” le parole dell’economista, che sottolinea errori sia di merito che di metodo

  

Entrando nei dettagli tecnici Giavazzi, professore di economia presso l'Università Bocconi, fa notare come la tassa ideata dal governo andrà a colpire unicamente il margine di interesse delle banche, ovvero la differenza tra interessi attivi e passivi, mentre non andrà a toccare in alcun modo le altre attività delle banche. “Il primo effetto di questa distorsione è che sposterà le banche verso attività diverse dal margine di interesse” spiega il professore. 

 

Da questo aspetto rischia inoltre di scaturire un pericolo anche per i conti dello stato, in quanto, spiega Giavazzi: “L’investimento in Btp fa parte del margine di interesse, quindi per gli istituti di credito sarà meno conveniente investire in titoli di Stato, la cui domanda scenderà proprio nel momento in cui vengono meno gli acquisti da parte della Bce. E’ un autogol”. 

 

Affrontando il tema da un punto di vista più politico, il professore evidenzia come una misura simile rispecchi una visione sovranista dello stato: “E’ come se avessero detto: io sono il sovrano e il sovrano tassa chi vuole, senza preoccuparsi degli effetti sull’economia. Se l’economia, cioè tutti i cittadini, ne soffrono questo non è un mio problema” afferma Giavazzi.

 

Commentando anche il metodo utilizzato dal governo, l’economista spiega come questa mossa a sorpresa rappresenti un colpo alla credibilità del Paese, “un investitore internazionale che acquisti azioni di Banca Intesa non si aspetta di perdere il 10 per cento in una notte solo perché un governo si è svegliato ‘frizzantino’”.

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