Editoriali
Il buon memorandum Tim: accordo con Kkr e ingresso del Mef
Salvare azienda e mercato, ecco il passo giusto. L’accordo prevede un’offerta vincolante con l’ingresso del Mef, con una quota del 20 per cento, nella Netco
Il tasso d’attenzione attorno ai destini della proprietà della rete Tim (con il contorno dell’ovvio interesse strategico) e dell’ingresso di nuovi partner nella Netco era salito di gradazione negli ultimi giorni, mentre si profilava la soluzione di una partita difficile e sulla scacchiera da lungo tempo. Nel pomeriggio di ieri, infine, è giunto il comunicato relativo al Memorandum of understanding siglato tra il ministero dell’Economia e da Kkr, il fondo americano di private equity. L’accordo prevede un’offerta vincolante con l’ingresso del Mef, con una quota del 20 per cento, nella Netco. In attesa dei prossimi passaggi formali – sarà necessario un dpcm per concludere l’iter – qualche evidenza può essere però segnalata, e nel complesso si tratta di notazioni positive. L’accordo vede in prima fila tra gli investitori il fondo Kkr, ed è una reale apertura alle ragioni del mercato, con un forte socio dotato di specifica competenza nel settore.
L’ingresso del Mef garantisce però anche le ragioni di chi, con ovvie motivazioni, chiedeva che fosse preservato un forte ruolo pubblico, con il 20 per cento del Mef. I debiti storici di Tim avranno con questo accordo il balsamo di cui da tempo avevano bisogno e la non ostilità dei francesi di Vivendi – senza la quale il Memorandum non sarebbe stato siglato – chiude il cerchio su un altro aspetto industriale-diplomatico assai complesso. Dopo tanti, e spesso contraddittori o autolesionistici, messaggi “sovranisti” o antimercato, il governo di Giorgia Meloni riesce a trovare l’equilibrio in una delle partite più importanti per il paese. Cedere un pezzo di Tim agli americani è un modo per salvare Tim da se stessa e dai propri problemi, e se l’operazione riuscirà senza altri intoppi, dopo la soluzione della vicenda Ita, sarà un altro segnale di segno opposto a quello dato ad esempio sulle banche. E’ notevole, infine, che la linea che ha portato all’accordo con Kkr sia l’opposto di quella che Meloni aveva espresso un anno fa, quando aveva detto, via Alessio Butti, che la rete unica andava realizzata nazionalizzando Tim.