Editoriali
La difesa di Giorgetti della tassa alle banche sembra più un'ammissione di colpa
“Può darsi che sia inopportuna, sicuramente potrà essere migliorata, sicuramente c’è stato un difetto di comunicazione”, dice il ministro della misura che ha firmato. Qualcosa non torna
E quindi, questa tassa sugli extraprofitti bancari? “Può darsi che sia inopportuna, sicuramente potrà essere migliorata, sicuramente c’è stato un difetto di comunicazione”. Uno legge e dice: hai visto com’è ficcante, l’invettiva delle opposizioni? Se non fosse, però, che a descrivere così l’imposta sui “margini ingiusti” (cit. Meloni) è chi quella proposta l’ha condivisa e firmata. Così, infatti, ha parlato Giancarlo Giorgetti di fronte agli industriali riuniti a Cernobbio domenica. E certo si potrà apprezzare l’onestà intellettuale di chi non si sottrae all’autocritica, ma forse qui c’è da riflettere su altro.
E cioè sul fatto che in Italia venga ritenuto consigliabile per un ministro dell’Economia confessare coram populo che il governo ha deliberatamente scritto male, in maniera improvvida e dandone pessima comunicazione, una misura economica. Il tutto, con la pretesa di apparire brillante. “Quello che però non accetto”, ha proseguito poi Giorgetti, “è che si tratti di una tassa ingiusta. Perché questa è una tassa giusta, perché lo stato ha dato moltissimo al sistema bancario in termini di garanzie in questi anni, coprendo i rischi che dovevano essere tipici del sistema del credito”. E qui bisogna interpretare l’allusione. Se, come pare, il riferimento è alle garanzie statali sui prestiti deliberati durante il Covid, allora va detto che quelle garanzie, più che alle banche, andavano a beneficio delle imprese che chiedevano linee di credito altrimenti difficili da concedere.
Ma chissà. E se anche fosse, ci sarebbe comunque da capire come possa essere “giusta” una tassa inopportuna, scritta male e comunicata peggio. “Capisco che sia difficile da capire per chi non fa politica”, ha spiegato Giorgetti. Come a rivendicare il diritto della politica a deliberare provvedimenti sbagliati. “Ma sicuramente nella sua versione definitiva – ha concluso il ministro dell’Economia – questa tassa sarà qualcosa che tutti potranno apprezzare”. E dunque, viene da chiedersi, cos’è esattamente questa misura di cui Meloni e Salvini si vanno vantando da settimane?