Editoriali
Il riflesso protezionista del governo sull'ipotesi che la Sgr Anima vada a Crédit Agricole
La società di gestione del risparmio, con 190 miliardi gestiti, è una delle più grosse in Italia e sarebbe entrata nel mirino del colosso francese. Perché non hanno senso le barricate di Palazzo Chigi
Il risparmio nazionale sta diventando sempre di più un affare politico per il governo Meloni e questo è un bene fino a un certo punto. Si tratta dei soldi che le famiglie hanno messo da parte e da cui sperano, investendo in fondi e polizze, di trarne un guadagno. Ora, questo mercato, il cosiddetto risparmio gestito, è nelle mani di grandi banche e assicurazioni, ma anche di operatori indipendenti, con un azionariato diffuso. La società Anima, per esempio, con 190 miliardi gestiti, è uno dei più grossi in Italia e da qualche tempo, secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe entrata nel mirino del colosso francese Crédit Agricole, che pure è molto attivo nel campo con la sua società Amundi.
Una fusione tra le due sarebbe, dunque, l’obiettivo della banque verte ma se dovesse provarci troverebbe le barricate di Palazzo Chigi, che intende ergersi a difensore del risparmio tricolore dall’attacco straniero. Ma quale attacco? Storicamente, l’ampliamento del numero dei gestori produce come effetto l’abbassamento delle commissioni praticate ai clienti. È l’effetto della concorrenza, che al nostro paese farebbe solo bene considerato che il livello medio delle commissioni è tra i più alti in Europa per effetto dei costi di strutture troppo pesanti e un po’ anche per le scarse conoscenze finanziarie degli italiani, che di solito trascurano questo aspetto quando sottoscrivono un contratto.
Ora, che il Mef intenda aumentare la quantità di titoli di stato nelle mani dei privati per ridurre almeno un po’ la dipendenza dagli investitori di mercato passi, perché è una strategia in cui possono guadagnarci anche i risparmiatori per la tassazione agevolata e le commissioni zero. Ma se il governo provasse a bloccare l’avanzata di Crédit Agricole sarebbe difficile capire che cosa si mettono in tasca gli italiani. Anche perché Anima si sa benissimo difendere da sola con il suo blocco di soci italiani (Banco Bpm, Poste, Fsi e Gamma del gruppo Caltagirone insieme arrivano al 46 per cento del capitale), i quali, di fronte a un’offerta guarderebbero soprattutto una cosa: il prezzo.