L'approfondimento
Così il Superbonus azzoppa la Nadef: il conto da pagare è di 80 miliardi
Il deficit sale al 5,3 per cento e il debito non scende per via dei bonus edilizi, ha spiegato il ministro Giorgetti. Un dossier del Foglio per capire quanto l'impatto della misura sui conti pubblici
Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri la Nadef (Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza), viatico essenziale verso la prossima legge di Bilancio. Il documento, che sarà visionato anche a Bruxelles, stima un rapporto deficit/pil al 5.3 per cento per il 2023, peggiore rispetto alle stime primaverili quando era previsto al 4,5. Un peggioramento che si deve in gran parte agli effetti estremamente negativi del Superbonus, come ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti: il costo è 80 miliardi da pagare in quattro anni.
I bonus edilizi sui conti pubblici "comportano un sostanziale incremento del fabbisogno pubblico nel corso dell'intera legislatura, riducendo gli spazi di manovra per finanziare interventi a favore dell'economia reale e delle famiglie", ha spiegato Giorgetti in conferenza stampa.
"Il motivo per cui il debito non diminuisce come auspicato - ha proseguito il ministro - è perché il conto da pagare dei bonus edilizi, ed in particolare del superbonus, sarà di 80 miliardi, ahimè in aumento, da pagare in quattro comode rate ogni anno. In assenza di questo effetto il debito sarebbe calato di un punto ogni anno". Nella Nadef il rapporto debito/pil è previsto infatti in riduzione dai soli due punti in quattro anni, dal 141,7 del 2022 al al 139,6% del 2026.
Le storture derivanti da una delle misure bandiera del governo Conte tuttavia non rappresentano una novità. In questi mesi il Foglio ha raccontato gli impatti del Superbonus sui conti pubblici e la genesi di un provvedimento che alla lunga si è rivelato un boomerang per l'economia, le responsabilità della varie forze politiche e quelle della Ragioneria di stato.
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