Editoriali
La Cina resta in Cdp Reti: conviene?
Il governo non usa il Golden power, ma alcuni precedenti ci fanno mal pensare
Il governo italiano – scrive Reuters – confermerà a novembre l’accordo con cui nel 2014 l’azienda di stato China State Grid acquistò il 35 per cento di Cdp Reti, principale azionista di Terna, Snam e Italgas, e acquisì direttamente il 29,8 per cento di Terna. E’ la conferma di quanto Roma ha già illustrato al regime cinese. L’uscita dell’Italia dalla fallimentare Via della seta è considerata la risoluzione di un accordo che non ha arrecato vantaggi, ma non è un cambio di rotta sui benevoli rapporti reciproci. Reuters cita fonti secondo cui alla conferma del ruolo cinese nelle nostre reti energetiche non verrà applicato il meccanismo del Golden power, che il governo Meloni ha invece usato all’accordo Sinochem-Pirelli qualche mese fa (gli pneumatici più strategici delle reti?).
Eppure alla firma dell’accordo con i cinesi è vero che vennero loro riconosciuti due soli amministratori su cinque nel cda di Cdp Reti, ma anche un diritto di veto rispetto ad alcune delibere straordinarie. Quanto poi è successo da allora nella geopolitica mondiale dovrebbe pur contare. China State Grid ha assunto un ruolo analogo in due soli paesi Ue: Portogallo e Grecia. Divenne primo socio col 25 per cento della portoghese Ren, che Pechino ha usato come rampa per accordi nelle reti elettriche in Brasile, Mozambico, Angola e Capo verde. Poi, nel 2016, China State Grid ha rilevato il 25 per cento dell’ellenica Admi, con cui si è candidata al grande elettrodotto marino verso Creta.
Entrambi i paesi da allora hanno dovuto faticare per contenere le continue pressioni cinesi. Cosco, il gigante cinese della logistica che controlla in Grecia il Pireo, a inizio 2023 ha spinto molto perché la società tedesca Hhla, di cui detiene il 25 per cento, assumesse il 50,1 per cento della piattaforma logistica che gestisce il porto di Trieste. E qualcosa vorrà dire, che in Germania avvampi lo scandalo per il possibile sostegno finanziario di Pechino a Maximilian Krah, uomo di punta dell’estrema destra Afd al Parlamento Ue, sempre pronto a negare ogni violazione dei diritti umani da parte cinese. La Cina odierna di Xi è all’attacco come non era dieci anni fa. Ci pensi bene, il governo Meloni.