Editoriali
Giorgetti accelera sulla vendita di Mps
Il Mef annuncia la scelta gli advisor, primo passo verso la privatizzazione della banca: una dismissione centrale nel piano di privatizzazioni da 20 miliardi che dovrebbe contribuire a garantire la riduzione del debito e la tenuta dei conti pubblici
Il Mef accelera sulla vendita di Mps. Più volte nelle ultime settimane il ministro Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che il “governo non si farà dettare i tempi da nessuno” per cedere la partecipazione di controllo della banca senese, ma ora ha lanciato il primo segnale. Siccome questa dismissione è centrale nel piano di privatizzazioni da 20 miliardi che dovrebbe contribuire a garantire la riduzione del debito e la tenuta dei conti pubblici, c’è stata un’accelerazione. Per ora il Mef ha solo avviata la gara per selezionare i consulenti finanziari e legali che dovranno affiancare il ministero nell’operazione, ma è senz’altro un passo decisivo e anche inatteso visto che nei giorni scorsi erano circolate voci insistenti riguardo la collocazione di una tranche di minoranza. Insomma, Mps va verso la privatizzazione. E la nota del Mef comunica anche le modalità con cui avverrà e cioè tramite un’offerta pubblica di vendita “rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, ivi compresi i dipendenti del gruppo Banca Mps, e/o investitori istituzionali italiani e internazionali” senza escludere “un’operazione di integrazione” con un’altra banca.
Uno schema di lavoro che tiene aperte più porte al Mef che, comunque, potrebbe anche non uscire di scena. I manuali insegnano che l’offerta pubblica di vendita, infatti, è molto utilizzata nelle privatizzazioni di aziende pubbliche. In questi casi lo stato può mantenere una quota, anche significativa, e allo stesso tempo fare cassa e alleggerire il debito pubblico. L’opv consente di raggiungere questo obiettivo offrendo la possibilità ai cittadini di diventare azionisti di imprese importanti a condizioni favorevoli. Un caso di scuola è stata la privatizzazione dell’Enel nel 1999, di cui il governo resta il principale azionista. A differenza di Mps, però, Enel non era quotata in borsa e il collocamento delle sue azioni si rivelò un buon affare anche per i cittadini. Il Monte viene da una storia travagliata benché oggi possa dirsi una banca profittevole. Il test del mercato dirà quanto è credibile.