EDITORIALI
Il triplice paradosso del dl Energia
Il provvedimento salta dal Consiglio dei ministri. Dietro agli approfondimenti tecnici ci sono però motivi politici: l’avvitamento del governo sulla proroga della maggior tutela da cui dipende il Pnrr
Alla fine il dl Energia, il provvedimento più atteso, non è entrato nel Consiglio dei ministri. Tutto rinviato di una settimana. La versione ufficiale è che alcune misure contenute nel decreto elaborato dal ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin “necessitavano di approfondimenti tecnici”. La motivazione reale è che i problemi tecnici sono in realtà problemi politici, sollevato soprattutto dal ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, che ha la delega sul Pnrr. In particolare per due provvedimenti presenti nella versione originaria del dl: l’ennesimo rinvio di un anno della liberalizzazione del mercato elettrico (ovvero la proroga della cosiddetta “maggior tutela”) e altre proroghe in materia di concessioni idroelettriche. Perché si tratta di due misure che entrano in contrasto con il Pnrr: o meglio, si tratta di due obiettivi raggiunti per cui è già stata erogata la terza rata. Insomma, se l’Italia approvasse quelle misure vorrebbe dire mettere in discussione i soldi già incassati, e difficilmente la Commissione europea potrebbe fare finta di nulla. Una situazione che è doppiamente paradossale. Da un lato il governo si impegna a rinviare, per una paura poco motivata, una liberalizzazione del mercato elettrico che andrebbe a vantaggio dei consumatori; dall’altro, questo sforzo per prorogare la “maggior tutela” fa saltare una riforma mettendo a rischio la restituzione delle rate del Pnrr. Ma, come se non bastasse, al duplice paradosso se ne aggiunge un terzo. L’opposizione, che dovrebbe fare le pulci a Giorgia Meloni sul mancato rispetto delle tappe del Pnrr, è schierata con la fazione antieuropeista del governo. Elly Schlein, segretaria del Pd, che tra l’altro è il partito che nei precedenti governi ha negoziato da vicino gli obiettivi e le riforme del Pnrr, nelle sue proposte contro il “carovita” chiede di rinviare la liberalizzazione del mercato elettrico. Una liberalizzazione che, tra l’altro, nasce da una riforma approvata a suo tempo dal Pd.