Editoriali
Il rigore di Lagarde sul Patto di Stabilità
La perplessità sull’ipotesi spagnola di riforma è un assist ai falchi tedeschi
La presidente della Bce, Christine Lagarde, si dice “perplessa” e “anche un po’ scettica” sull’ipotesi di riforma del Patto di stabilità sul tavolo e, comunque, esorta gli stati a ridefinire al più presto le nuove regole fiscali. Il riferimento è all’ultima proposta della presidenza spagnola sulla quale si pronunceranno i ministri dell’Economia l’8 dicembre. Secondo Lagarde, che è intervenuta sul punto nell’ambito dell’audizione al Parlamento europeo, la cosa importante è che la governance elimini l’incertezza dei parametri in base ai quali gli stati definiscono le politiche di bilancio: “Non pensiamo alla necessità di sforzi brutali per ridurre il debito – dice – ma a un’impostazione più realistica dell’aggiustamento nel corso del tempo per farlo tornare a un percorso sostenibile”. Il tutto incoraggiando “investimenti e crescita”.
In ogni caso è anche importante, per la presidente della Bce, che le nuove regole siano “più semplici da capire e da attuare”. Se non è una bocciatura della proposta spagnola, che l’Italia appoggia, e, indirettamente, un assist all’ipotesi tedesca, più restrittiva e chiara riguardo gli scostamenti del deficit e soprattutto la riduzione del debito, poco ci manca. Ma come mai Lagarde prende posizione su un tema così “politico” come il Patto di stabilità? La ragione ha a che fare con il coordinamento tra politica fiscale e monetaria che negli ultimi anni ha lasciato un po’ a desiderare. Non va dimenticato, inoltre che la Bce ha legato lo scudo anti spread (Tpi) al rispetto delle regole del Patto di stabilità da parte dei paesi che ne fanno richiesta (primo requisito) e che anche se il Pepp, il programma di acquisto titoli pandemico, non è formalmente collegato al rispetto delle regole di bilancio sarebbe di fatto imbarazzante per la Bce dirottare acquisti cospicui dei reinvestimenti verso paesi che dovessero essere sotto procedura d’infrazione. Insomma, Lagarde nel dirsi “scettica” sull’attuale ipotesi in discussione sembra far pendere l’ago della bilancia verso il maggior rigore richiesto dai paesi nordici.