Una donna sistema la spesa vicino a una mappa che mostra i progetti di sviluppo di Evergrande, Pechino, 18 settembre 2023 (AP Photo/Andy Wong) 

Editoriali

Crolla ancora Evergrande, altri arresti. Ma in Cina il problema è il metodo Xi

Redazione

Guai finanziari di regime. Nonostante il governo di Pechino abbia introdotto una serie di misure per sostenere l’economia, promettendo un tasso di crescita del 5 per cento per quest’anno, all’orizzonte continuano ad addensarsi nubi che offuscano la visione degli operatori di mercato

Arresti per corruzione, nuovo crollo di Evergrande alla Borsa di Hong Kong e persino una spy story. Comincia così il 2024 per la Cina dopo che nel 2023 gli investitori internazionali hanno mandato in rosso le borse asiatiche premiando, invece, i listini occidentali, eureopei e americani. Nonostante il governo di Pechino abbia introdotto una serie di misure per sostenere l’economia, promettendo un tasso di crescita del 5 per cento per quest’anno, all’orizzonte continuano ad addensarsi nubi che offuscano la visione degli operatori di mercato sempre più disorientati dagli avvenimenti.

 

Oggi è stato arrestato uno dei manager di massimo livello del colosso immobiliare Evergrande, colpito da una grave crisi a causa di 330 miliardi di debiti, mentre il tribunale di Hong Kong ha prorogato a fine gennaio il termine per mettere a punto un piano di ristrutturazione per scongiurare la liquidazione. Dopo la notizia, la Borsa di Hong Kong ha chiuso con un calo del 2 per cento che amplifica la performance negativa (-14 per cento) registrata dal maggior listino asiatico nel 2023 (Shanghai ha fatto anche peggio, -18 per cento).

 

E sempre oggi è stato arrestato l’ex vicedirettore generale del colosso statale China National Petroleum Corporation per sospetta corruzione.

 

Per finire, funzionari della sicurezza cinese hanno fermato un cittadino straniero (identificato con il solo nome di “Huang”) accusandolo di spionaggio per conto del Regno Unito. Tutte notizie che fanno aumentare lo scetticismo di analisti e investitori che in questa fase stanno soppesando la credibilità del paese e i suoi rischi sistemici. Una buona parte del pil cinese è, infatti, intrappolato in vicende giudiziarie riconducibili al settore immobiliare e al sistema di “banche ombra” (prestiti, brokeraggio e intermediazioni che avvengono fuori dal circuito delle banche tradizionali) la cui massima espressione è il colosso Zhongzhi, andato in liquidazione nei giorni scorsi. Le autorità provano a cambiare le regole del gioco e a fare pulizia, ma intanto la fuga di capitali continua.