Editoriali
L'amministrazione di Christine Lagarde non piace ai dipendenti della Bce
Un sondaggio sui vertici della Banca centrale europea ha valutato la performance della sua presidente nei primi quattro anni di presidenza come "povera" o "molto povera". A rispondere in questo modo è stato oltre il 50 per cento degli intervistati
In attesa della riunione di giovedì della Bce, in cui con ogni probabilità il board deciderà di lasciare invariati i tassi d’interesse, la presidente Christine Lagarde finisce sotto i riflettori per un sondaggio pubblicato da “Politico” da cui emerge come “una pessima banchiera centrale”. A differenza dei suoi predecessori, Mario Draghi e Jean Claude Trichet, il cui gradimento era alto alla fine dei rispettivi mandati, il 50,6 per cento degli intervistati (il sondaggio di Politico è stato condotto tra il personale della Bce, un campione di 1.150 addetti su 4.500) ha valutato la performance di Lagarde nei primi quattro anni di presidenza come “povera” o “molto povera”. I motivi? Sia di metodo (leader autocratica) che di merito (non è in grado di garantire il ritorno alla stabilità dei prezzi). A discolpa dell’attuale presidente, viene messo in evidenza il fatto che abbia dovuto affrontare alcune sfide formidabili, tra cui una pandemia globale e una guerra in Europa che, combinate tra loro, hanno generato un’impennata storica dell’inflazione in tutto il mondo. Di certo, questo, non è un momento di popolarità per Lagarde anche dal punto di vista del rapporto con i mercati finanziari, che continua a essere conflittuale.
Già a Davos i funzionari della Bce hanno tentato di spiegare che i tagli dei tassi arriveranno più tardi di quanto prevedono i mercati dicendo, indirettamente, che le attuali quotazioni sono troppo elevate perché costruite su aspettative di calo del costo del denaro che non corrispondono alla realtà. Insomma, per Lagarde le critiche piovono da più parti, anche se, a dire il vero, il paragone sul gradimento interno con Trichet può suscitare qualche perplessità. L’ex banchiere centrale viene spesso ricordato per il famigerato errore di politica monetaria del 2008, quando, di fronte a una delle più grandi crisi finanziarie della storia, alzò i tassi invece che abbassarli innescando un grave rallentamento economico per l’Eurozona. Per quanto Lagarde non brilli in comunicazione, si spera non arrivi a tanto.
tra debito e crescita