Maurizio Leo, viceministro dell'Economia (Mauro Scrobogna/LaPresse) 

Il concordato preventivo potrebbe funzionare. Ma non chiamateli evasori fiscali

Redazione

La nuova misura estesa a 4 milioni di partite Iva. Al di là degli slogan dell’opposizione, l’approccio pragmatico dell’“uscita graduale dalla non correttezza”, può dare risultati. Senza sconti né condoni ma con una chiamata all’Agenzia delle entrate perché usi tutti i dati a sua disposizione

Il nuovo concordato preventivo biennale, esteso a 4 milioni di partite Iva, comprese quelle che ora usano il sistema forfettario, ha possibilità di successo solo se inserito nella più generale innovazione portata dall’applicazione integrale della delega. Il cammino dei decreti è spedito, va riconosciuto, con il concordato approvato due giorni fa in Consiglio dei ministri siamo al settimo decreto delegato, e sono quasi pronti quelli per rivedere le regole sulle sanzioni e quelle sulla riscossione. Il punto di arrivo saranno alcuni testi unici con cui dare completamente ordine alla squinternata materia fiscale.

   

Per il concordato la prima verifica la avremo in autunno, il 15 ottobre si saprà qual è il livello di adesione. In passato strumenti simili, forse perché visti come troppo estemporanei, non avevano trovato molti sottoscrittori. Ma se passa la percezione di un rinnovamento profondo del modo di funzionare del fisco allora l’adesione può essere una scelta perfino maggioritaria nel mondo del lavoro autonomo. Lo scambio è noto: ci si fa avanti, si crea un rapporto col fisco, con valori congrui di reddito prevedibile e l’agenzia non esercita controlli.

  

Secondo il viceministro Maurizio Leo si avrà un aumento di gettito, il termine spostato all’autunno serve a “mettere i contribuenti in condizione di uscire gradualmente dal mondo della non correttezza nei rapporti tributari”. Sembra un ampolloso eufemismo, ma chiamarli direttamente “evasori fiscali”, come fa l’opposizione, forse pulisce la coscienza ma non serve a niente. L’approccio pragmatico dell’“uscita graduale dalla non correttezza”, invece, può dare risultati. Senza sconti né condoni, ovviamente, ma con una forte chiamata all’Agenzia delle entrate perché usi tutti i dati a sua disposizione (e sono tanti) per stabilire criteri di congruità ragionevoli per i vari concordati