Il ministro per gli Affari europei, per le politiche di coesione e per il Pnrr Raffaele Fitto (foto Mauro Scrobogna/LaPresse) 

editoriali

Il Recovery funziona peggio del previsto

Redazione

La crescita è sostenuta, ma molto meno delle attese. Un allarme da ascoltare 

È ancora presto per tirare le somme del Pnrr, ma i risultati cominciano a vedersi (o forse no). E questa volta il problema non è italiano ma riguarda l’intero programma Next Generation EU, di cui i piani nazionali di ripresa e resilienza sono lo strumento principale. In un lungo articolo, il Financial Times ha messo nero su bianco perplessità che finora pochi avevano esplicitato: a dispetto del pacchetto senza precedenti di risorse messe sul piatto per accelerare la ripresa post-pandemica e, poi, l’uscita dalla crisi energetica, gli effetti potrebbero essere scarsi.

 

Il quotidiano londinese anticipa i contenuti di un rapporto che la Commissione diffonderà oggi: se da un lato la spesa pubblica per investimenti è cresciuta, l’impatto sulla crescita è stato deludente, appena lo 0,4 per cento di crescita addizionale nel 2022, contro una previsione originaria dell’1,9%. Di fronte a questi dati però è presto  per dichiarare fallito l’esperimento. Come ha spiegato al Ft Filippo Taddei, autore di un’analisi per conto di Goldman Sachs, “il grosso deve ancora arrivare ed è atteso nel 2024-26, quando dovranno essere realizzate le infrastrutture e le tecnologie che spingeranno la crescita di lungo periodo”.

 

Sta qui la grande scommessa: non solo che vengano raggiunti gli obiettivi di investimenti e riforme, ma che questi saranno sufficienti ad alzare il potenziale di crescita di lungo termine. La sfida riguarda tutta l’Europa, ma è particolarmente importante in Italia e Spagna, i principali beneficiari con circa la metà dei fondi complessivi. L’Italia ha già ricevuto il 52,7% delle risorse, senza sperimentare quell’accelerazione in cui molti speravano (incluso il governo che ha piazzato l’asticella per il 2024 all’1,2% di crescita,  risultato che oggi appare improbabile). Il prossimo biennio, per chi spera in una maggiore integrazione e in un aumento del budget europeo, sarà cruciale: come scrive il Ft, “la volontà dei paesi Ue di ripetere questo esercizio è legata alla capacità degli Stati membri di mostrare che questo esercizio ha avuto successo”. Buona fortuna.

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